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Il Parco Nazionale del Pollino, vero e proprio Olimpo della Basilicata







Pino Loricato. Inoltre, è ricchissimo di fiumi, cascate, sorgenti e laghetti che lo trasformano
in un vero regno dell’acqua.
Il Parco Nazionale del Pollino è un gigante da tutti i punti di vista. Per il massiccio da cui prende il nome, il più alto della regione, perché è il Parco nazionale più grande d’Italia, perché in esso sopravvive una vera rarità botanica, il millenario Pino Loricato, relitto dell’ultima glaciazione, con le sue forme contorte modellate da vento e fulmini può arrivare a vivere anche mille anni.
E’ un vero e proprio gigante arboreo con la sua inconfondibile corteccia fessurata in placche (“loriche”) ed è capace di raggiungere ben 40 metri di altezza.
Punto d’incontro tra cielo e terra



L’enorme profilo del Massiccio del Pollino sale verso il cielo oltre i duemila metri. E’ la più alta quota della regione. Agli Achei delle antiche colonie joniche della Magna Grecia doveva apparire dalla costa un po’ come l’Olimpo della madrepatria, con quella sua mastodontica sagoma, punto d’incontro fra cielo e terra, dimora degli dei che popolavano quel loro affascinante mondo mitologico.
Pare, infatti, almeno secondo alcuni studiosi, che furono proprio gli Achei di Sibari a dare al Massiccio del Pollino il suo nome, da Mons Apollineum, Monte di Apollo, proprio perché elessero il gigante montuoso dimora di uno fra gli dei più amati e per loro significativi, il figlio di Zeus, appunto.
Ed è a sua volta dal Massiccio del Pollino, di cui fanno parte svariate vette sopra i duemila metri, che deriva il suo nome il PARCO NAZIONALE DEL POLLINO,il più esteso d’Italia con i suoi 192 mila ettari, scrigno di incredibili bellezze naturalistiche e grandi contrasti paesaggistici che lo rendono uno dei più interessanti e straordinari del Belpaese.

Una nutrita colonia di caprioli popola i
selvaggi dintorni dei Monti dell’Orsomarso

I Nibbi reali, insieme con capovaccai, lanari, bianconi, poiane, gheppi e falchi pellegrini sorvolano i cieli limpidi del Parco

Il Pino Loricato, relitto dell’ultima glaciazione, con le sue forme contorte modellate da vento e fulmini può arrivare a vivere anche milleanni. E’ un vero e proprio gigante arboreo con la sua inconfondibile corteccia fessurata in placche (“loriche”) ed è capace di raggiungere ben 40 metri di altezza.
Istituito nel 1993, abbraccia due regioni, la Basilicata appunto e la Calabria, e tre province, Potenza, Matera e Cosenza, e si estende praticamente dal versante tirrenico, più lussureggiante e selvaggio, intorno ai Monti dell’Orsomarso, a quello più brullo e dalle forme più maestose che via via si avvicina verso lo Jonio. Una perla naturalistica incastonata nel cuore del Mediterraneo.
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Echi dal passato: la cultura arberesche, una storia di tenacia e incontro





San Paolo Albanese (Shen Pali) (Pz), San Costantino Albanese (Shen Kostandini) (Pz), doppio nome, in italiano ed arbereshe. per questi due borghi della Val Sarmento, metafora di ciò che è in fondo questo luogo, terra di incontro e di scambio, in linea, d’altronde, con la natura più profonda delle genti lucane, capaci da sempre di fare dell’accoglienza uno dei cardini del loro essere.
In questa valle giunsero negli anni successivi alla morte, avvenuta nel 1468, del condottiero
Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe della resistenza albanese contro gli invasori turchi, alcuni gruppi di profughi che, in fuga dall’Impero Ottomano, trovarono rifugio e protezione nel Regno delle Due Sicilie di Carlo V.

Il sovrano gli accordò particolari privilegi anche in considerazione della ricchezza che costoro, per la
loro origine sicuramente nobile o comunque di natura benestante, garantivano al Regno.
Oltre cinque secoli in cui le comunità da loro fondate sono sempre restate ben ancorate alle proprie radici e alla propria identità etnica, cercando in ogni modo di preservarle perpetuando antiche tradizioni e mantenendo la loro lingua e i loro costumi.

A partire da quel rito greco-ortodosso sempre difeso con tenacia nei confronti di qualsiasi tentativo
esterno di assimilazione alla tradizione cattolica e che si manifesta in suggestivi riti legati a feste religiose, funerali e matrimoni, a cui partecipa con grande coinvolgimento tutta la comunità,animati sempre da canti e danze a cui si prende parte indossando variopinti costumi tradizionali, tessuti ancora, usando fibre di ginestra, secondo antichi metodi tramandati di madre in figlia.


Una ricchezza umana e culturale che si aggiunge, dunque, a quella già sconfinata della natura e dei paesaggi del Parco.
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