L’origine alluvionale dell’unica vera grande pianura lucana (il 92 per cento della regione è, infatti, ricoperta da colline e montagne), che si estende per una lunghezza di 35 chilometri e una larghezza di circa 30, è legata alla plurisecolare azione erosiva dei cinque corsi d’acqua a carattere torrentizio che
dall’Appennino la attraversano a ventaglio prima di sfociare nello Jonio lasciando lungo il loro percorso detriti che nei millenni l’hanno resa fertilissima. Sinni, Agri, Basento, Bradano e Cavone hanno, infatti, colmato la pianura di sabbia, pietre e argilla erose ai monti occidentali della regione inseminando la terra e favorendo la propagazione di vegetazione e habitat umidi caratterizzati da ecosistemi di straordinaria ricchezza.
Deriva da ciò e da un clima particolarmente generoso l’estrema varietà di quest’area che non a caso è diventata fra le più ricche della regione oltre che dal punto di vista naturalistico anche da quello economico grazie a coltivazioni agricole di altissima qualità esportate in enormi quantità anche oltre confine.
Dopo secoli di abbandono delle terre malariche ricoperte di paludi e terreni incolti bonificati a partire dal ventennio fascista, il periodo del secondo dopoguerra coincide per il Metapontino con l’inizio della grande ripresa economica che lo ha condotto oggi a diventare una delle aree più floride della regione.
Proprio grazie a quella Riforma agraria che, attuata a partire dagli anni ’50, ha dato via via risposta alla condizione di povertà e malessere in cui versavano migliaia di braccianti più volte denunciata, anche attraverso la lotta in prima linea al fianco dei contadini, dai più convinti meridionalisti.
Un processo che portando all’espropriazione e alla ridistribuzione fra le classi meno abbienti di migliaia di ettari di terreni incolti, risultato della radicata cultura latifondista che fino ad allora aveva prevalso, ha conferito grande vigore e vitalità economica a tutta la Pianura Metapontina.