




Raffinata ed elegante col suo delizioso centro storico, suggestivo intreccio di viuzze lastricate e palazzi d’epoca, negozietti e graziosi caffè, assieme a musei e gallerie d’arte, Potenza è il Capoluogo di regione più alto d’Italia, autentica città verticale, in bilico tra innovazione e tradizione, nella quale la bellezza si cela nel suo cuore più intimo.
Città dall’anima raffinata, finanche un po’ snob, Potenza è immersa fra boschi e natura
Il Capoluogo della regione Basilicata si trova in un’area naturalistica di grande impatto, fra possenti montagne e borghi aggrappati come veri presepi.
E’ il Capoluogo di regione più alto d’Italia con i suoi 819 MT di altitudine, definita anche “Capitale del Risorgimento italiano”, inclusa com’è dal 1898 nell’elenco delle 27 Città italiane benemerite durante il periodo dei Moti anti-borbonici, circondato da verdi e boscose montagne dai dolci profili e valli attraversate da innumerevoli fiumi e torrenti. Una realtà verticale che si sviluppa su diversi livelli collegati l’uno all’altro da lunghe e appese gradinate, stretti cunicoli e vicoli scoscesi.




Il paesaggio che la circonda presenta un’altissima concentrazione di paesini-presepe, alcuni fondati in epoche lontanissime, che sono il vero fiore all’occhiello di tutta l’area occidentale della regione – che, soprattutto di notte, con le loro suggestioni e le lucine che li illuminano, diventano come tanti piccoli fari nel mare dell’oscurità che non lasciano mai solo, oggi come nei secoli addietro, chiunque attraversi queste lande preservate a livello ambientale.
Luoghi da percorrere lentamente senza tralasciare nessuno dei piccoli borghi che li costellano, molti dei quali porta d’accesso a un viaggio nella storia, attraverso le ricchissime aree archeologiche che li caratterizzano, alle radici dell’antica Lucania, e, dei misteriosi e affascinanti popoli che l’hanno abitata nei millenni.
Un antipasto di questo viaggio a ritroso nel tempo lo offre da subito proprio la città di Potenza, con i suoi bellissimi e ricchi musei che custodiscono molti dei tesori archeologici rinvenuti nei dintorni e non solo.
- 1.Il Museo archeologico Nazionale di Potenza e i tesori della regione
- 2. Il Centro storico di Potenza, emblema del perenne contrasto tra passato e modernità
- 3. Alla Scoperta di Potenza, attraverso via Pretoria, il cuore pulsante della città, dalla Torre Guevara fino ad arrivare a Portasalza
- 4. Il Ponte Musmeci, un vero esperimento-gioiello di ingegneria concepito come un’opera d’arte
- 5. Potenza, la Città con le scale mobili più lunghe d’Europa
1.Il Museo archeologico Nazionale di Potenza e i tesori della regione



Il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata di Potenza, intitolato a Dinu Adamesteanu, il noto archeologo di origine rumena, uno dei primi grandi scopritori della Basilicata archeologica, ha sede nel maggiore dei palazzi d’epoca della città, Palazzo Loffredo, restaurato appositamente nel 2005, con interventi che hanno saputo coniugare antico e moderno, risalente al ‘600, anche se, si suppone, sia stato costruito nel ‘400 sull’area precedentemente occupata dal Convento dei Celestini.


In esso, attraverso le sue ricche collezioni, il visitatore è condotto per mano in un ammaliante viaggio fra Basileis (gli antichi re della Lucania) e regine, principesse bambine e sacerdotesse, con i loro splendidi diademi e oggetti sacri, guerrieri greci e senatori romani.
Inaugurato nel 2005, il Museo è considerato un vero scrigno di reperti che giungono dalle necropoli dei misteriosi abitanti dell’area compresa fra l’attuale Baragiano (PZ) e Vaglio di Basilicata (PZ), i Peuketiantes, dal vicino Oppido lucano (PZ), e ancora dalle necropoli daune di Lavello (PZ) ed enotrie di Chiaromonte (PZ), Aliano (MT), Guardia Perticara (PZ), oltre a interessantissimi reperti provenienti da diversi insediamenti indigeni delle medie valli del Bradano e Basento e dalle colonie greche di Metapontum e Siris-Heracleia, e, inoltre, dalla colonia latina di Venusia.




L’affascinante viaggio nella storia della civiltà lucana si snoda nelle 22 sale e 8 sezioni in cui è diviso il percorso, arricchito da mappe, puntuali spiegazioni e gigantografie. Un patrimonio sconfinato fatto di splendidi manufatti di elegante e disarmante bellezza come, tanto per fare qualche esempio, il Prometopidion (VI secolo avanti Cristo) e la maschera di bronzo per il muso di cavallo finemente lavorata, proveniente dalla Braida di Vaglio, scelta come simbolo del museo, oppure, sempre da Vaglio, i ricchi gioielli mai indossati dalla principessa bambina vissuta nel VI secolo A.C. e morta a soli 7 anni. O ancora il Modellino di tempietto enotrio del VI secolo A.C. e la Nereide a cavallo di un delfino, una lamina di bronzo raffigurante la ninfa delle acque, ex-voto del IV secolo A.C. proveniente dal Santuario di Rossano di Vaglio, dedicato alla dea lucana Mefite.
Il museo ospita anche la Galleria civica e la Cappella dei Celestini, entrambe sedi di diverse mostre durante tutto l’anno, e si trova in pieno centro storico, a due passi dall’animatissima arteria stradale, via Pretoria.


2. Il Centro storico di Potenza, emblema del perenne contrasto tra passato e modernità
Il centro antico della città è, forse, il simbolo del suo eterno vivere tra antico e nuovo, attorniato com’è, quasi protetto, dall’incedere del tempo, da una cortina di palazzi fra i quali spiccano audaci architetture contemporanee, non sempre condivise da tutti, ma che dimostrano la sua voglia di rinnovarsi, e che lentamente digradano verso il fiume Basento, il quale, più a valle, ne lambisce il territorio in un immaginario incontro tra i più incalzanti ritmi cittadini del centro propulsore e amministrativo della regione e quelli più blandi e incontaminati della rigogliosa natura circostante.







Un delizioso groviglio di stretti vicoli, i cosiddetti “Cuntani” e “Sottani”, slarghetti e piazzette che si inseguono fra loro.
La città, nell’insieme, presenta una quantità così elevata di palazzi d’epoca tanto da fornire un bell’excursus sulla storia architettonica, una sorta di Festival dell’architettura, per il quale il modo migliore per fruirne appieno è quello di perdersi a piedi fra i meandri più nascosti del centro abitato. Fra gli edifici storici, decorati da portali e balconate in pietra scolpita e ferro battuto, sicuramente i tanti palazzi nobiliari che si affacciano su via Pretoria: Palazzo Giuliani, al civico 133, Branca-Quagliano, al 188, Galasso, al numero 221, Biscotti, al 288, Bonifacio, al civico 342. E ancora Palazzo Pignatari, ex Ciccotti, in Largo Pignatari 5, e Palazzo marsico, in via Rosica 1.
Da vedere anche l’architettura, col suo bel porticato esterno e il chiostro interno, della Caserma dei Carabinieri, in via Pretoria 296, antica sede del Monastero di San Luca, edificato tra il XIII e il XIV secolo e trasformato in area militare nel 1862. E ancora, la Caserma Lucania di via Ciccotti, nel rione Santa Maria, costruita nel 1898 con le simmetriche geometrie che caratterizzano le sue facciate.



Ancor più sobri nelle loro linee pulite e, allo stesso tempo imponenti, sono, invece, i palazzi del periodo fascista, fra i quali spiccano certamente, in via Pretoria, il Palazzo della Banca d’Italia, al civico 175, costruito tra il 1935 e il 1938, che si sviluppa intorno a un atrio centrale coperto da un lucernario a volta in vetro-cemento, e, al civico 253, il Palazzo delle Poste centrali, ultimato nel ’43, col suo porticato e la gradinata che introduce a un’ampia e luminosa sala a doppia altezza che conserva arredi originali.
Molto interessanti anche il Palazzo del Banco di Napoli, al civico 99 di Corso 18 agosto, costruito nel 1914, col suo suggestivo atrio interno con lucernario che si sviluppa tra loggiati, scalinate e arcate finemente decorate; il coetaneo Palazzo degli Uffici governativi, che si erge con la sua possente architettura sempre su Corso 18 agosto, al numero 54, e, il Palazzo dell’ENEL, in Corso Garibaldi 57, realizzato fra il ’38 e il ’40.

Ma il “Festival dell’Architettura” non finisce qui. Infatti, la città propone autentici gioielli di architettura contemporanea quali il Polo Universitario di Macchia Romana, facente capo all’Università degli Studi della Basilicata, un Campus di eccellenza, uno dei centri propulsori della ricerca scientifica dell’intera regione, che si configura come una vera e propria “Cittadella universitaria”.
3. Alla Scoperta di Potenza, attraverso via Pretoria, il cuore pulsante della città, dalla Torre Guevara fino ad arrivare a Portasalza
Per conoscere a fondo la vera anima di Potenza, l’itinerario ideale è percorrere la centralissima via Pretoria, che attraversa l’intero centro storico, una deliziosa e stretta strada per il passeggio e lo shopping, dalla quale si dipartono decine di vicoletti, costellata di eleganti negozi, caffè, ristoranti, pasticcerie e locali frequentati soprattutto di sera dai giovani della “movida” potentina, il cui nome riporta al periodo romano durante il quale la città divenne Prefettura col nome di Potentia, prima di essere saccheggiata dai Visigoti e diventare poi Contea longobarda fino al 1066.





A iniziare dalla Torre Guevara, che rappresenta quel po’ che resta dell’antico castello cittadino, fondato già dai Longobardi attorno all’anno Mille e in gran parte abbattuto nel secolo scorso. Trae il suo nome dalla famiglia feudataria che governò la città nel XVI secolo e che trasformò radicalmente lo stesso castello. Tutt’intorno alla torre è presente una grande area verde con interessante Belvedere sulla vallata sottostante.
Proseguendo, si giunge alla centralissima e suggestiva Piazza Mario Pagano, uno dei luoghi più amati dai Potentini, un vero salotto cittadino ultimato con le sue raffinate geometrie.
Su di essa si affacciano le sagome di eleganti palazzi: il Teatro Francesco Stabile, innanzitutto, autentico gioiellino di architettura ottocentesca con la sua volta affrescata e i palchetti da cui apprezzare gli spettacoli del consueto nutrito cartellone, costruito, inizialmente, con l’intenzione di imitare il Teatro San Carlo di Napoli; il Palazzo del Governo, alle cui spalle si apre una graziosa villa con giardini terrazzati. Sul lato opposto della piazza, distaccandosi completamente dal contesto, il Palazzo dell’INA, ultimato nel 1937, uno dei numerosi esempi di architettura fascista all’interno della città.




Quindi, in piazza Pagano, Ottocento e Novecento, dal punto di vista architettonico, sono a confronto.
Tutt’intorno sono diverse le piazzette che fanno da cerniera all’originario impianto medievale del tessuto urbano cittadino. Fra queste Piazza Matteotti, Piazza Duca della Verdura, Piazzetta Martiri lucani e l’aggraziata Piazza del Duomo, su cui si erge maestoso il campanile a cinque ordini e l’armoniosa facciata della Cattedrale dedicata a San Gerardo vescovo, Patrono della città, posta sul punto più alto dell’abitato.


La sua fondazione risale per certo al XIII secolo, anche se un’iscrizione di epoca anteriore al 1200 avvalora la tesi che sia stata fondata intorno al V-VI secolo. Nel Settecento fu poi ricostruita su progetto dell’architetto Antonio Magri, allievo del Vanvitelli (ideatore della Reggia di Caserta).
All’interno è custodito un sarcofago di età romana contenente le spoglie di San Gerardo, una statua quattrocentesca che lo raffigura e un pregiato crocifisso ligneo risalente al XV secolo cui fanno da sfondo marmi pregiati e affreschi degli anni ’30 realizzati da Mario Prayer che decorano le pareti del transetto, le volte e la cupola. Al centro dell’abside una grata segna l’inizio della scalinata che porta al di sotto dell’altare maggiore, i cui ambienti sono impreziositi dai resti di un mosaico policromo del III-IV secolo. Molto probabilmente, trattasi di resti di un edificio di culto paleocristiano.
All’esterno, intorno alla piazzetta, è un brulicare di scalinate e vicoletti. Uno di questi conduce alla vicina Porta San Gerardo (XIII-XIV secolo), uno degli antichi sei accessi medievali alla città, ancora visibili insieme alle Porte San Luca e San Giovanni, mentre non lo sono più quelle di Portasalza, Portamendola e della Trinità. E’ nota anche come Arco Scafarelli, dall’omonimo e vicino palazzo settecentesco la cui facciata è ornata da mascheroni in pietra.




A poca distanza, si trova la suggestiva chiesa romanica di San Michele, fondata nel 1178, che conserva al suo interno numerose opere d’arte fra cui un affresco del XVI secolo raffigurante la Vergine in trono con Bambino e una predella con Cristo e Apostoli, probabilmente parte di un polittico di un’altra chiesa cittadina, Santa Maria del Sepolcro, sita nel quartiere residenziale di Santa Maria. E’ una delle più antiche chiese della città, risalente al XII-XIII secolo, anche se in seguito rimaneggiata, che sfoggia un bellissimo soffitto a cassettoni in legno policromo che crea un singolare effetto di chiaroscuro, bell’esempio di decorazione ad altorilievo tipica della scultura lignea seicentesca lucana. Gli interni custodiscono alcuni elementi gotici, ravvisabili soprattutto nell’abside, oltre a diverse opere d’arte quattro-cinquecentesche.

Fra le altre chiese di un certo rilievo nel centro storico, la duecentesca chiesa di San Francesco, scrigno di diverse opere artistiche fra cui pregevoli affreschi che ritraggono San Francesco e Santa Chiara, risalenti alla prima metà del XIV secolo, e il Martirio di San Sebastiano, quest’ultimo realizzato nel Cinquecento da Giovanni Todisco, oltre all’icona della Madonna del terremoto, risalente al XIII secolo.
Al termine di via Pretoria, si raggiunge il quartiere di Portasalza, dal nome dell’originaria anche se non più visibile porta d’ingresso alla città, con la sua minuscola ma graziosa chiesetta di Santa Lucia. Portasalza, con le sue deliziose casette in pietra a faccia vista, offre uno degli scorci più suggestivi del centro storico, una sorta di “borgo nel borgo”. Da qui, si può scegliere di fare una pausa all’insegna della natura e del relax, in quanto nei paraggi, c’è uno dei vari polmoni verdi della città, il Parco di Villa Montereale, o di dedicarsi allo shopping nei tantissimi negozi di via Pretoria.


4. Il Ponte Musmeci, un vero esperimento-gioiello di ingegneria concepito come un’opera d’arte
Progettato alla fine degli anni ’60 dal noto ingegnere Sergio Musmeci, questo geniale esperimento ingegneristico fu concepito come un enorme e raffinato oggetto scultoreo su scala urbana.
E’, infatti, secondo gli esperti, una delle più alte espressioni italiane di quella filosofia della progettazione che coniuga funzionalità e plasticità della struttura di sostegno. Si sviluppa su un’unica volta dello spessore di 30 CM e quattro campate di circa 70 metri di luce ciascuna e con le sue forme plastiche ricorda una gigantesca foglia accartocciata i cui lembi sorreggono l’intera struttura soprastante al posto dei comuni piloni.





Esso collega la zona industriale con la Strada Statale 407 Basentana e viale Marconi, dove si trova un’altra interessantissima opera architettonica, ossia la scala mobile che mette, a sua volta, in comunicazione la parte bassa e più moderna della città con Piazza Vittorio Emanuele II, nella parte più alta dell’abitato, praticamente alle porte del centro storico. Una struttura che si snoda in parte sotto terra e in parte in superficie, che ancora una volta mette a confronto, collegandolo, il nuovo all’antico, il presente al passato, com’è d’altronde nel Dna di questa città.
5. Potenza, la Città con le scale mobili più lunghe d’Europa
Antiche o moderne, in pietra o cemento, le mille scale di Potenza ne fanno una città tutta in verticale. Sono tante le avveniristiche soluzioni architettoniche e decorative utilizzate per collegare i vari livelli di questa città, partendo da via Armellini e sbucando in via Due Torri, dove peraltro è possibile ammirare le due torri aragonesi, un tempo parte integrante delle antiche mura cittadine. Oppure il tratto delle scale mobili di Santa Lucia inaugurato in anni recenti, che collega i più periferici rioni Poggio Tre Galli e Cocuzzo al centralissimo quartiere di Portasalza, la cui lunghezza sommata a quelle degli altri tratti cittadini fanno di Potenza la città dalle scale mobili più lunghe in Europa, seconda nel mondo soltanto a Tokyo.






Gli interni delle moderne architetture sotterranee vengono spesso utilizzati anche per mostre di fotografia e d’arte

Mettono a confronto, collegandolo, antico e moderno, in linea con la natura più profonda della città
Un continuo intersecarsi di piani e dislivelli, insomma, che sono valsi al Capoluogo l’appellativo di “Città delle cento scale”. E, in effetti, a fianco di quelle moderne e meccanizzate, ce ne sono tante altre fra piccole e grandi, corte e lunghissime, antiche e recenti.


Basta raggiungere Corso 18 agosto o via del Popolo per ammirarne e, perché no, percorrerne anche qualcuna, forse il modo, certo più faticoso ma al contempo fra i più suggestivi, per andare alla scoperta in maniera slow delle varie zone della città, il cui profilo è movimentato da questo continuo saliscendi urbano. Fra tutte l’ottocentesca Scala del Popolo e la Gradinata Medaglie d’oro, che dagli immediati pressi del centro storico conduce a Viale Dante, una delle altre vie di ritrovo per il passeggio cittadino, oppure quella che costeggiando il Palazzo degli Uffici Governativi porta a Viale Marconi, o ancora la Scalinata dei Cento gradini che proprio da Viale Marconi si arrampica fino a Viale Trieste.
Per visite guidate, escursioni e pacchetti vacanza a Potenza e Dintorni