Cosa Vedere a Maratea e Dintorni

Cosa Vedere a Maratea e Dintorni:

Gli incanti di tutta la costa tirrenica

Cosa Vedere a Maratea e dintorni? tutta la circostante area del complesso montuoso del Sirino rappresenta l’unico sbocco lucano sul Mar Tirreno ed è un mix di sorprendenti bellezze.

Maratea e tutto il Comprensorio montano del Sirino significano: coste luminose, baie incantate, spiagge sabbiose, cucina genuina, mare limpido, paesi di pietra e monti imponenti.

Cosa Vedere a Maratea e Dintorni:

i gioielli splendenti della Basilicata

Cosa Vedere a Maratea e Dintorni. L’area del Sirino Vi conduce alla scoperta di luoghi e genti divisi tra mare e montagna, tra pesca e agricoltura: rari contrasti uniti da antiche tradizioni in un unicum di impagabile fascino.

I paesi presenti all’interno di quest’area-prodotto sono: 

– Maratea (PZ) – Lagonegro (PZ) – Rivello (PZ)- Lauria (PZ) – Trecchina (PZ) – Nemoli (PZ)

Buona scoperta!!!

Maratea, dove il Tirreno è un pò più blu

Incorniciato da tre parchi nazionali, il tratto di costa lucana che si affaccia sul Tirreno è un inno alla natura e ai suoi contrasti con scogliere a picco sul mare cristallino, spiagge incontaminate, deliziose calette e un entroterra custode di inaspettate sorprese fra laghetti glaciali e borghi-presepe.

Nell’antichità i Greci la chiamarono la Dea del mare, da Thea maris. Oggi la si conosce come la “Perla del Tirreno”. Appellativi che danno subito l’idea di quello che effettivamente è Maratea (PZ), unico sbocco lucano sul Tirreno, incastonato all’interno del Golfo di Policastro, con a nord la Campania e a sud la Calabria.
Trentadue chilometri di coste fra le più belle d’Italia, più volte insignite della Bandiera blu, in uno degli scenari paesaggistici più selvaggi e incontaminati dell’intera costa tirrenica, preservati da una politica di cementificazione più controllata che altrove, allo stesso tempo esclusivi ma discreti, punteggiati di ville e costruzioni perlopiù a basso impatto ambientale che si mimetizzano perfettamente nella folta vegetazione che le circonda.

Un angolo di paradiso in terra incorniciato da tre dei più bei parchi naturalistici del Meridione, a sud-est il Parco Nazionale del Pollino e a nord i Parchi nazionali dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e del Cilento e Vallo di Diano, ricadente in territorio campano.

Una terra di contrasti unici e indimenticabili a partire dal verde intenso della folta vegetazione che in alcuni tratti si spinge fin quasi al pelo dell’acqua creando un gioco di incomparabili contrasti con gli azzurri del cielo e del mare. 

E’ la terra dei fantastici tramonti e dell’abbagliante luce tirrenica, delle candide spiagge alternate ad aguzze scogliere che si gettano a picco nel mare formando piscine naturali dalle sfolgoranti sfumature turchesi raggiungibili solo via mare o attraverso ripidi sentieri. Luoghi di profumi inebrianti e fioriture dai colori sgargianti. Ginestre, fiordalisi, orchidee, asfodeli, euforbie e tanti altri tipi di fiori, come la rara Primula Palinuri, sembrano quasi fare a gara fra loro per arricchire il più possibile la tavolozza cromatica della costa digradante verso il mare.

Cosa vedere in Basilicata:
Maratea-Sirino
Cosa vedere in Basilicata:
Maratea-Sirino

E poi cespugli di ginepro, erica, finocchio selvatico e mirto, fichi d’India, pini e piante di agave e, man mano che si sale di quota, aromatici e più cupi boschi di cerri, carpini, lecci, aceri e olmi che rivestono i colossi appenninici fra cui svetta il Monte Papa (2000 metri), la cima più alta del complesso del Sirino, e, fra le maggiori della regione.

Per visite guidate, escursioni e pacchetti vacanza nel Comprensorio Maratea-Sirino

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Tutte le spiagge di Maratea

La costa di Maratea è tutta caratterizzata da un’incredibile tavolozza cromatica e da scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette

Questo è il punto dove gli ultimi tratti in superficie dell’Appennino improvvisamente precipitano nel Tirreno frantumandosi in mille anfratti e strette insenature che rendono la costa un susseguirsi di vertiginose voragini, isolotti e calette di fine sabbia o piccoli ciottoli, pinnacoli rocciosi e grotte naturali.

Di queste ultime, molte sono allagate dal mare  e sono di continuo oggetto di studio per gli speleologi.
Nella parte più a nord, quella confinante con la Campania, la frazione di Acquafredda è un susseguirsi di spiaggette incastonate fra le rocce e suggestive grotte marine come la Grotta del Sogno, una delle più imponenti della costa, del Fogiaro, di Zu Monaco, delle Colonne, in prossimità di Punta dei Crivi, lo sperone che, precipitando nel mare, fa da spartiacque fra il territorio di Maratea (PZ) e quello di Sapri (SA).

E ancora la Grotta dei Pippistrelli e del Dragone, autentiche cattedrali di roccia. Su questo tratto della costa si trovano una miriade di calette e spiagge come quelle dell’Anginarra e Luppa, con sabbia scura mista a ciottoli, divise l’una dall’altra da una scogliera.

E ancora le spiagge di Grotta della Scala, di Porticello e Marizza. Spostandosi, invece, verso sud, c’è la frazione di Cersuta, punteggiata di spiaggette davvero incantevoli come quella di Capo la Nave e Rena Carruba, raggiungibile solo via mare.

E, un pò più grande, la spiaggia d’U Nastru, proprio sotto lo sperone a picco sul mare sul quale sorge la torre Appezzami l’asino, costruita come le diverse altre torri d’avvistamento che punteggiano la costa, nel XVI secolo come difesa dalle incursioni saracene via mare.

A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette
A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette

Fra queste, torre dei Crivi, Acquafredda, Filocaio, Santavenere e Caina dalle quali si godono viste panoramiche davvero stupende. Oltre Cersuta, Fiumicello con la sua bella spiaggia, una delle più ampie della costa marateota, incorniciata dalla folta vegetazione che si spinge fino al mare e da alcune grotte nelle quali sono stati trovati reperti e resti di animali preistorici.

Si estende nella baia dominata da Punta Santavenere nelle cui acque si ergono gli scogli di Calicastro e Calicastriddu.

A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette

Ancora più a sud, in località Porto, la spiaggia di ciottoli di Maremorto, quella più ampia del Crivo e poi le spiaggette Funnicu reggiu e d’I Vranne, raggiungibili solo via mare .

In barca è possibile esplorare anche le grotte di San Giorgio e dei Monacelli, con le sue splendide sfumature azzurre generate dalla rifrazione dei raggi solari proveniente da una profonda fenditura subacquea. 

Insomma, ampie o piccole, selvagge o attrezzate, di spiagge ce ne sono davvero per tutti i gusti.

 

La barca rappresenta il modo migliore per esplorare gli angoli più segreti della costa

A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette
A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette
A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette

Pittoresche atmosfere circondano il porticciolo turistico di Maratea, ben attrezzato e in grado di ospitare imbarcazioni anche di notevoli dimensioni.

Da esso partono numerose escursioni organizzate alla scoperta proprio degli angoli più selvaggi e incontaminati della costa.

Questo è un vero paradiso per chi ama andare in barca alla scoperta di isolotti, intime calette e anfratti nascosti.

A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette
A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette
A Maratea la costa è tutta caratterizzata da un'incredibile tavolozza cromatica e scorci da sogno dove si alternano scogliere a picco sul mare, spiagge e fantastiche calette

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Il borgo di Maratea è una stupenda terrazza naturale sul mare immersa nel verde

L’antica Maratea, che ha un impianto urbanistico altomedievale fondato su un precedente insediamento romano come testimoniano diversi ritrovamenti archeologici, si presentava come una cittadella fortificata di cui oggi restano, sulla cima del Monte San Biagio (644 metri s.l.m.), pochi ma altamente suggestivi ruderi, che hanno come sfondo il blu del mare, conseguenza del lungo assedio e della distruzione del paese vecchio, detto “Castello”, da parte dell’esercito napoleonico nel 1806.

Fu da allora che la popolazione marateota  si spostò definitivamente nell’attuale Maratea centro, anche nota come “Borgo” o “Maratea inferiore”, fondata già a partire dal basso Medioevo un pò più a valle sulle pendici del monte per renderla invisibile dal mare, al sicuro dagli attacchi saraceni.  

La strada per raggiungerla è quanto mai tortuosa e panoramica, capace di offrire a ogni curva viste sulla costa e sui dirupi sottostanti davvero mozzafiato.

Attualmente il borgo di Maratea è un dedalo di stradine lastricate punteggiate da case variopinte , balconi fioriti, palazzi nobiliari settecenteschi decorati da logge e portali, deliziose piazzette animate da caffè e piccoli negozi oppure da concerti, mostre d’arte e manifestazioni culturali, sempre molto numerose soprattutto d’estate.

Col crepuscolo il paese si trasforma con le sue lucine in un brulicare di locali e ristorantini all’aperto dove degustare le squisite ricette della tradizione locale, immersi in atmosfere davvero romantiche.

Vere e proprie suggestioni d’autore.

Dal belvedere della Pietra del sole il panorama che si apre di fronte a sé è veramente suggestivo sia che lo si gusti di giorno, quando, se il cielo è terso, lo sguardo arriva davvero lontano, sia che lo si faccia al tramonto quando il disco infuocato del sole lentamente si immerge nel mare donandogli splendide sfumature violacee.

Maratea, oltretutto, è nota come la Città delle 44 chiese, quanti sono i luoghi di culto che costellano il suo territorio, diversi dei quali custodi di suggestivi tesori artistici.

Fra tutte le chiese di Maratea, sia nel centro, sia nell’agro, la Basilica di San Biagio è sicuramente la più maestosa e la si raggiunge seguendo una tortuosa strada costituita da tornanti altamente panoramici. 

La Basilica di San Biagio a Maratea (PZ)

La Basilica di San Biagio fu edificata secondo la tradizione su un antico tempio pagano dedicato alla dea Minerva intorno al VI-VII secolo, in concomitanza si presume con la fondazione da parte di una comunità di monaci basiliani di Maratea Superiore, è stata più volte ampliata nel corso dei secoli e al suo interno custodisce numerose opere d’arte come l’affresco della Madonna del Melograno (XV secolo) e suggestivi bassorilievi in marmo raffiguranti l’Annunciazione (XVII secolo) e la Madonna della Sapienza (XVIII secolo). 

Nella Regia Cappella, ricavata nel 1600 all’interno della Basilica, sono custodite le reliquie di San Biagio, protettore del paese, che secondo la leggenda giunsero miracolosamente dal mare all’isola di Santo Janni nell’anno 732.

A lui è dedicata una suggestiva festa patronale di quattro giorni che culmina la seconda domenica di Maggio di ogni anno. 

 

La “disputa” di San Biagio 

Uno dei momenti clou della festività patronale è la processione che conduce la statua argentea del Santo, ricoperta da un drappo rosso porpora, lungo il sentiero montano che collega “Maratea di suso”, dove si trova il Santuario che la custodisce tutto l’anno, a “Maratea di giuso”, l’attuale Maratea appunto, che da sempre si disputano la paternità della festa.

E il drappo rappresenta proprio la neutralità del Protettore nei confronti di tale disputa.

 

Cenni storici: Maratea, una storia di eroiche resistenze

Che i Marateoti fossero fieri delle proprie radici e dei luoghi meravigliosi in cui vivono era cosa risaputa e a dimostrarlo è l’audacia con cui si sono sempre battuti contro l’invasore.

Sono stati diversi, infatti, gli eventi storici in cui il popolo di Maratea ha dimostrato tutto il suo coraggio, come per esempio nel 1284, quando, nell’ambito della Guerra dei Vespri Siciliani, la città alta rimase l’unica roccaforte angioina della Basilicata.

Ma fu soprattutto la cosiddetta Resistenza di Maratea, nel 1806, a dimostrare tutto il valore marateota. La battaglia fu combattuta nel corso dell’invasione francese del Regno delle Due Sicilie, che già aveva mietuto massacri a Lauria (PZ) e dintorni, fra l’esercito napoleonico, quattromila soldati capeggiati dal generale Jean Maxilien Lamarque, e i ribelli borbonici, soltanto mille uomini guidati dal colonnello marateota Alessandro Mandarini, che aveva fatto in precedenza evacuare  e messo al sicuro la popolazione civile. 

L’assedio durò diversi giorni fino al 10 Gennaio 1806, quando Mandarini, resosi conto che in caso di sconfitta i francesi avrebbero fatto strage  della popolazione, fece pervenire una onorevole capitolazione al generale Lamarque, che ne accettò i termini.

Questa battaglia, di cui la storia ha riconosciuto tutto il valore, decretò purtroppo il definitivo abbandono del castello ovvero Maratea Superiore, di cui oggi restano solo dei ruderi.

 

Maratea, una città dalle radici antichissime

Maratea non è soltanto natura incontaminata, ma anche arte e storia che sopravvivono in molte testimonianze sparse sul territorio.

La “Perla del Tirreno”, infatti, oltre agli splendidi scenari naturalistici che è capace di offrire, vanta una storia molto antica che comincia già in epoca preistorica.

Nelle frazioni di Massa e Brefaro e soprattutto nelle grotte costiere di Fiumicello sono stati, infatti, ritrovati utensili litici che testimoniano, secondo la datazione di accurati studi archeologici condotti negli anni Cinquanta, la presenza dell’uomo sul territorio già quarantamila anni fa.

In località Timpa, invece, una piccola collina nei pressi dell’attuale porto turistico, sono stati rinvenuti resti di capanne, insieme a materiale ceramico e strumenti in ossidiana, testimonianza di un insediamento del 1500 A.C. 

Molto interessanti sono anche i ritrovamenti avvenuti negli anni di importanti fossili animali in diverse grotte costiere che testimoniano le varie fasi climatiche che hanno caratterizzato questa parte del Mediterraneo.

 

Il Cristo Redentore di Maratea con la sua abbagliante sagoma bianca abbraccia cielo, mare e terra

Dalla Basilica di San Biagio si raggiunge con una brevissima passeggiata quello che è diventato un pò il simbolo di Maratea, la ciclopica statua del Cristo Redentore.

E’ un vero e proprio colosso bianco, secondo per dimensioni soltanto alla statua del Corcovado di Rio de Janeiro.

E’alta, infatti, ben 22 metri con un’apertura delle braccia di diciannove metri e un volto largo tre.

La Statua del Cristo Redentore di Maratea e il Corcovado di Rio de Janeiro, confronto fra titani
Scontro fra titani

Venne installata nel 1965 dallo scultore fiorentino Bruno Innocenti sul margine estremo del monte dove la sua accecante silhouette bianca (è realizzata in cemento bianco e scaglie di marmo di Carrara) contrasta con gli azzurri del cielo e del mare dominando letteralmente tutto il Golfo di Policastro. La si scorge, infatti, da ogni angolo della costa con le sue braccia aperte quasi a voler suggellare un disarmante abbraccio fra terra, mare e cielo.

Il Redentore
La sua sagoma svetta sulla sommità del Monte San Biagio e vi si giunge tramite tortuosi e panoramici tornanti.

Ai suoi piedi i ruderi della città antica, ulteriore tassello a uno scenario di per sé già altamente suggestivo.

I Resti di Maratea Supriore al di sotto della Statua del Cristo Redentore
Tempi perduti
Ai piedi del Redentore le rovine dell’antico abitato denominato
“Il Castello” offrono scorci panoramici unici con sullo sfondo il mare.

 

L’Isola di Santo Janni 

Un’antica tradizione racconta che Ulisse, nel suo viaggio di ritorno a Itaca, approdò per una sosta proprio su questo suggestivo isolotto roccioso i cui fondali si sono rivelati un incredibile scrigno archeologico con centinaia di anfore e numerose ancore di epoca romana, risalenti per lo più al 300 A.C.  

E questo perché l’isola veniva utilizzata dai Romani per la produzione e commercializzazione del “Garum”, una tipica e molto apprezzata salsa ricavata dalle interiora di pesce.

Di questa attività sono state ritrovate testimonianze sull’isola in alcune antiche vasche in cocciopesto adatte alla macerazione del pesce. 

E intanto i fondali marateoti continuano a restituire alla luce importanti reperti archeologici come il recente ritrovamento, avvenuto nell’Ottobre 2009 al largo della costa, a oltre seicento metri di profondità, di ben duecento anfore del III-IV secolo A.C.

Santo Janni dà inoltre rifugio alla “Podarcis sicula paulae”, anche detta  “Drago di Santo Janni “, una lucertola bruno- azzurra, molto rara e per questo inserita fra le specie sottoposte a tutela, che si nasconde fra i più inaccessibili anfratti rocciosi.

 

La Grotta delle meraviglie, un autentico eden speleologico

La grotta venne scoperta agli inizi degli anni Venti da alcuni operai durante la costruzione della statale 18 che, nel recuperare un martello caduto in una fenditura rocciosa, si trovarono improvvisamente di fronte allo sbalorditivo spettacolo naturale delle cascate e dei ricami di stalattiti e stalagmiti della grotta creati dall’infaticabile e millenaria azione dell’acqua.

Si tratta di una delle grotte turistiche più piccole e preservate dell’intero territorio nazionale con un dislivello di circa otto metri.

Si presenta come un unico ambiente ornato da colonne, stalagmiti e stalattiti di grosse dimensioni che le hanno fatto guadagnare il nome che porta.

Alzando gli occhi molto belle sono le filiformi stalattiti (“spaghetti” in gergo speleologico), talmente delicate che, a volte, bastano le sole onde sonore emesse da un qualsiasi rumore a spezzarle.

 

Fra arte, musica e cinema

Maratea offre un cartellone estivo davvero molto ricco e variegato.

Fra gli eventi di spicco :  Io, Isabella International Film Week, una rassegna che ha per focus il mondo femminile, e, Maratea International Film Festival,dedicati entrambi al grande cinema, e poi concerti di musica classica e leggera, danza, teatro, mostre e altri eventi che rientrano nella manifestazione Maratea Scena.

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Sulle vette del complesso del Sirino si scia avendo come sfondo l’azzurro del mare

Qui, è proprio il caso di dirlo, si va a mare con sole e guanti: infatti, a meno di un’ora dalle spiagge si scia a oltre duemila metri sulle splendide piste del Monte Sirino.

Le montagne a ridosso della costa sono un autentico paradiso per chi ama camminare fra i paesaggi incontaminati.
Numerosi, in effetti, i sentieri che si snodano fra queste alture, alcuni dei quali seguendo gli antichi tratturi per la transumanza, capaci di condurre  a punti panoramici sulla costa e le montagne circostanti davvero molto belli. 

Trekking nei dintorni del Monte Sirino
Fra trekking e natura
Le montagne a ridosso della costa sono un autentico paradiso per chi ama camminare fra i paesaggi incontaminati.

Uno fra questi è quello che da Brefaro sale fino al Monte Serra Pollino dove la vista spazia sovrana sulle montagne circostanti in primo piano  e il mare sullo sfondo.

E’ soltanto un assaggio di quello che è un autentico viaggio nel viaggio che dalle bellezze selvagge e affascinanti del mare conduce, passando per suggestivi borghi arroccati, ai paesaggi boscosi e incontaminati del Monte Sirino che proiettano, in poco meno di un’ora d’auto, dallo zero altimetrico delle spiagge agli oltre duemila metri delle piste da sci.

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Laudemio, il lago glaciale più meridionale d’Europa

Col suo specchio d’acqua che ricopre  una conca montana di origine morenica, il Lago Laudemio segna il limite meridionale dell’area di espansione dei ghiacciai del periodo Quaternario (la più recente era geologica caratterizzata da almeno cinque fasi glaciali principali) rimasti attivi fino a 10-12 mila anni fa. 

Proprio i ghiacciai ne hanno scolpito gli attuali fondali influenzandone anche la vegetazione circostante che oggi si caratterizza soprattutto di boschi di faggi e ontani che si diradano man mano che si sale verso le creste del Sirino, sferzate da forti venti. 

Nell’omonima Riserva anche alcune rare specie vegetali come la Vicia sirinicae e l’Astragalus sirinicus.

Per scoprirne tutti i segreti sorge sulle rive del vicino Lago Sirino il Parco Tematico sulla geologia “il Micromondo”, che con filmati, miniature animate e visite guidate propone un autentico viaggio al centro della Terra.

 

Nella riserva regionale del Lago Laudemio un tuffo nel periodo delle Glaciazioni

L’incantevole Lago Laudemio, protetto nell’omonima riserva naturalistica  a 1525 metri di altitudine, è il lago di origine glaciale più a sud d’Europa, immerso in un contesto paesaggistico davvero suggestivo che offre moltissime possibilità agli amanti del trekking per fare rilassanti passeggiate o seguire sentieri che salgono, secondo diversi gradi di difficoltà adatti, quindi, un pò a tutti i gusti, fino alle cime più alte dove ammirare, in primavera, le splendide fioriture delle praterie, oppure trovare d’estate aria salubre e fresca lontani dalla calura delle coste.

O ancora immergersi in autunno nelle mille sfumature di rossi, gialli e aranci di cui si tingono i boschi, oppure godersi, d’inverno, quando la neve cade abbondante, le ottime piste per lo sci alpino o quelle dedicate al fondo che si snodano proprio intorno al grazioso bacino lacustre in cui si specchiano, maestose, le cime imbiancate che lo circondano.

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Nell’entroterra si cela l’anima più autentica di questa terra

Paesi d’autore

Intricati saliscendi
Il borgo di Rivello è un intreccio suggestivo di vicoletti e appese gradinate con stretti cunicoli.

Rivello (PZ), con la sua armoniosa struttura urbanistica, è uno dei borghi-presepe più suggestivi della regione, con la sua bella posizione panoramica da cui si domina la Valle del Noce da una parte, mentre, dall’altra la vista come libera fino alle cime più elevate del Sirino.

La sua fisionomia offre a chi vi sta per arrivare un colpo d’occhio di disarmante bellezza, con le casette adagiate su tre colline, la Motta, la Serra e il Poggio, e l’affresco di viuzze e scalinate punteggiate da suggestivi palazzi nobiliari e campanili di antiche chiese e cappelle.

Il paese fu, infatti, a lungo conteso fra Longobardi e Bizantini per cui l’abitato si sviluppò nei secoli lungo due nuclei distinti, la parte alta intorno alla chiesa Madre di San Nicola, di rito latino, il cui nucleo originario risale al IX secolo anche se in seguito rimaneggiata e ingrandita, e la parte bassa che si sviluppa, invece, intorno alla chiesa di Santa Maria del Poggio, di rito greco e coeva alla chiesa “rivale” di San Nicola, caratterizzata da una suggestiva abside e da transetti a strapiombo su una piccola rupe.

Santa Maria del Poggio
La chiesa, di rito greco, sorge a strapiombo su una piccola rupe e risale al IX secolo.

Pur essendo un paese di soli tremila abitanti il suo territorio custodisce, fra chiese e cappelle, ben ventitre edifici sacri.

Fra questi la chiesa dell’Annunziata, il cui interno è abbellito da un trittico ad affresco del XIV secolo e da un gruppo scultoreo in pietra dipinta del ‘500 raffigurante l’Annunciazione, e la cappella di Santa Barbara con la sua caratteristica abside semicilindrica, alcune decorazioni pittoriche trecentesche, oltre ad affreschi realizzati nel ‘500 da  Giovanni Todisco e i suoi allievi.

Inoltrandosi nei vicoletti del borgo si possono assaporare fino in fondo le atmosfere senza tempo degli stretti passaggi fra le case le une a ridosso delle altre che ogni tanto aprono squarci panoramici davvero suggestivi sul paesaggio circostante.

Poco fuori del paese, nella parte orientale dell’abitato, sorge il Convento di Sant’Antonio, edificato nel Cinquecento anche se rimaneggiato nel corso del tempo, col suo portico impreziosito da un portale ad arco ribassato in pietra e il bellissimo portone in legno (XVI secolo) che da accesso all’annessa chiesa, custode di un bel coro seicentesco splendidamente intagliato e numerose tele del XVI-XVIII secolo.

Il Convento di Sant'Antonio a Rivello (PZ)
Convento di Sant’Antonio
Sorge, nelle sue splendide forme rinascimentali, poco fuori dal paese e ospita un’interessante mostra archeologica permanente.

Nel chiostro del convento, un tempo interamente affrescato, è possibile, invece, ammirare alcuni frammenti delle originarie pitture che riprendono scene del Vecchio e Nuovo Testamento realizzate da Girolamo e Giovanni Todisco.

Di quest’ultimo è anche il bellissimo affresco raffigurante L’ultima cena (1599) che decora il refettorio.

Il convento ospita  anche la mostra permanente “Greci ed indigeni fra Noce e Lao”, dedicata ad interessanti reperti archeologici provenienti da località Serra Città e Piano del Pignataro, dove sono state ritrovate una tomba e delle fornaci di laterizio risalenti rispettivamente al VI e  III secolo A.C., che documentano i rapporti fra i Greci e le popolazioni che già prima del loro arrivo abitavano queste terre, fonte di proficuo scambio e notevole arricchimento.

 

Fra palazzi nobiliari e suggestivi laghetti

Il borgo lucano di Lauria (PZ)

Lauria (PZ) è la patria del Beato Lentini. Nel borgo i ruderi  del castello medievale, le chiese di San Giacomo Maggiore, dal campanile maiolicato, San Nicola e Santa Maria dei Martiri, e il Collegio dell’Immacolata Concezione, nel cui chiostro sono incastonate  colonne romane.

Il borgo lucano di Trecchina (PZ)

Trecchina (PZ)

Il suo centro abitato è adornato di palazzi nobiliari con stemmi e portali in pietra.

A 1089 metri di quota il Santuario della Madonna del Soccorso, risalente al IX secolo ma ricostruito nel 1926. All’interno un rilievo in marmo del ‘500 con l’effige della Madonna.

Il borgo lucano di Nemoli (PZ)

Nemoli (PZ)

Un intreccio di vicoli, gradinate e graziosi palazzi settecenteschi con balconate, fregi e portali in pietra.

A soli quattro chilometri il suggestivo Lago Sirino per piacevoli e rilassanti passeggiate nel verde.

Tutto il lagonegrese è un trionfo di cibi genuini e succulenti

Lagonegro (PZ), il cui nome deriva da “Lacus niger”, un lago dalle acque nere di cui oggi non si hanno più tracce, si presenta con una suggestiva struttura urbanistica di impianto medievale aggrappata a una rupe con vie dall’andamento elicoidale che abbracciano gli edifici del centro abitato, di tanto in tanto, interrotte da ripide scalinate e stretti passaggi. Intorno folti boschi di faggi e castagni che si arrampicano su per le scoscese pendici del Sirino. 

La parte più antica del borgo si snoda intorno ai ruderi del castello feudale mentre la sagoma della chiesa  di San Nicola, risalente al IX-X secolo anche se nei secoli rimaneggiata, domina tutto l’abitato.

Al suo interno custodisce interessanti opere d’arte realizzate tra il ‘500 e il ‘700, fra cui due sculture di Altobello Persio raffiguranti un Crocifisso e una Vergine con San Giovanni.

E’ qui che la tradizione popolare vuole sia sepolta la celeberrima Monna Lisa ritratta dal genio di Leonardo da Vinci nel quadro noto in tutto il mondo come la Gioconda. Secondo alcune fonti, l’enigmatica modella leonardesca morì, infatti, proprio nel borgo lagonegrese nel 1506. 

Altri studi hanno confutato tale tesi, come spesso accade in questi casi, dove tutto sembra voler confutare tutto, ma il fascino di questa figura così misteriosa  è rimasto intatto e continua ad aleggiare, incontrastato nell’aria.

Non lontano dal centro abitato, nel quale sorgono le chiese sei-settecentesche della Trinità, della Madonna delle Grazie, del Crocifisso, di Sant’Anna e del Rosario, immerso fra i boschi, il Monastero di Santa Maria degli Angeli, nella cui chiesa è conservata una pregevole tela seicentesca dipinta da Mattia Preti e raffigurante l’Incontro fra San Francesco d’Assisi e San Domenico.

Sulle pendici del Sirino, invece, a 1629 metri di altitudine, la seicentesca cappella della Madonna della Neve che durante tutta l’estate ospita l’immagine della Madonna del Sirino, trasportata fin qui da Lagonegro attraverso una suggestiva processione.

E, inoltre, il bel borgo di Lagonegro, per quanti ancora non lo sanno, fa parte della cosiddetta “Lucania di Mango“. Sì, perchè il celebre cantautore contemporaneo, Pino Mango, deceduto nel 2014 durante un concerto in terra lucana, a Policoro (MT), e che con i suoi numerosi brani ci ha regalato tante emozioni, nacque proprio qui il 6 novembre del 1954.

A lui oggi è dedicata la piazza centrale del paese, così come a lui, alla sua vita e alla sua opera, è dedicata una sala all’interno dello storico Palazzo Corradi, intitolata appunto “Sala Pino Mango” e, nel cimitero di Lagonegro egli riposa.

Quindi, per chi è appassionato, a parte le altre attrattive del borgo, a Lagonegro si può anche effettuare un percorso di turismo tematico attraverso i luoghi legati al grande cantante che, con il suo ricco repertorio artistico ha omaggiato la nostra regione, terra onusta di talenti e di personaggi che hanno eccelso nei più diversi campi.

 

Il mistero della Gioconda fra leggenda e realtà

E’ divenuto il sorriso più enigmatico della storia dell’arte che ha scatenato intorno a sé, forse come nessun’altra opera leonardesca, teorie e interrogativi ancora senza risposta.

Secondo alcune fonti l’intrigante nobildonna  sarebbe morta per un malore  improvviso nel 1506 a Lagonegro mentre era al seguito del marito, il ricco mercante Francesco del Giocondo, in viaggio d’affari nel Sud Italia.

E proprio qui, nella chiesa di San Nicola, riposerebbero le sue spoglie.

Che si tratti di leggenda o realtà non sarà mai dato saperlo, ma rimane il mistero dell’incredibile vicenda  di questa donna, capace di rendere ancor più accattivante il borgo lagonegrese.

 

Golosità lagonegresi

La gastronomia locale è davvero ricchissima.

Si va dai succosi pomodori e dalle ottime mozzarelle di Massa ai succulenti piatti a base di pesce di Maratea, fra cui spicca la zuppa di polipi e patate.

E poi la soperzata (soppressata) di Rivello, i dolci, i rosoli e i liquori di noci e castagne di Trecchina, le gustose trote e anguille dei Laghi Laudemio e Sirino, i prodotti da forno di Lauria, fra cui le ruote di pane scuro, e le buonissime castagne di Lagonegro.

 

Chitarra regina e fauna rara

Nel mese di Agosto a Lagonegro si tiene il Festival Internazionale della Chitarra, una kermesse che vede esibirsi grandi nomi della musica italiana e straniera in concerti che si tengono in vari luoghi del paese.

Nel corso dell’evento anche un concorso di interpretazione musicale per chitarra. 

Vicino a Lagonegro si trova il Parco Zoologico “Giada”, con fauna autoctona ed alcuni esemplari di animali esotici, per la gioia dei più piccoli.

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Artigianato e antichi mestieri

A Maratea e nel lagonegrese sono stati, per fortuna, preservati diversi antichi mestieri che creano accattivanti oggetti di artigianato acquistabili direttamente nelle botteghe artigiane o nei mercatini che si tengono nella zona.

Molto tipici sono i manufatti in vimini, le ceramiche e le statuine realizzate a Maratea con pietre di mare. 
A Rivello, invece, è tipica la lavorazione di cuoio, ferro battuto e rame, come anche a Nemoli, dove si lavora pure il legno.

Apoteosi per palati fini

Le occasioni per degustare la ricca tradizione gastronomica locale certo non mancano con numerose sagre durante tutto l’anno a Rivello, in agosto, quella della Soperzata; a Lagonegro, sempre in Agosto, della frisella; a Nemoli, in Agosto, della trota, e, a Carnevale, il martedi grasso, della polenta

Infine, a Trecchina, in Ottobre, la Sagra della castagna

Per tutte le date, che cambiano di anno in anno, si può far riferimento alla NICLATOURING.

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