Cosa Vedere nel Parco Nazionale del Pollino

Cosa Vedere nel Parco Nazionale del Pollino:

l’oro verde della Basilicata

Cosa Vedere nel Parco Nazionale del Pollino? il Parco naturale che con i suoi 56 comuni, dei quali 22 sul versante lucano, fa da cerniera Basilicata e Calabria e Mar Jonio e Mar Tirreno e sui suoi pendii più impervi si stagliano i Pini Loricati, che ne sono emblema, con le loro forme maestose e severe.

Cosa Vedere nel Parco Nazionale del Pollino:

il Regno in assoluto dell’acqua

Cosa Vedere nel Parco Nazionale del Pollino. Esso è un’autentica esplosione di verde e nel 2016 è diventato il 10° Geoparco italiano, entrando nella Rete europea dei Geoparchi coordinata dall’UNESCO.

Un territorio ricchissimo di fiumi, cascate, sorgenti e laghetti che lo trasformano veramente in un paradiso acquatico.

I paesi rientranti in quest’area sono:

– Castelluccio Superiore (PZ) – Castelluccio Inferiore (PZ) -Rotonda (PZ) – Viggianello (PZ) – San Severino Lucano (PZ) – Terranova di Pollino (PZ) – San Costantino Albanese (PZ) – San Paolo Albanese (PZ) – Noepoli (PZ) – Latronico (PZ) – Castelsaraceno (PZ) – Calvera (PZ) – Carbone (PZ) – Teana (PZ) – Fardella (PZ) – Episcopia (PZ) – Castronuovo Sant’Andrea (PZ) – Chiaromonte (PZ) – Cersosimo (PZ) – Francavilla in Sinni (PZ) – San Giorgio Lucano (PZ).

Il Parco Nazionale del Pollino, vero e proprio Olimpo della Basilicata

Il Parco Nazionale del Pollino è un gigante da tutti i punti di vista. Per il massiccio da cui prende il nome, il più alto della regione, perché è il Parco nazionale più grande d’Italia, perché in esso sopravvive una vera rarità botanica, il millenario Pino Loricato, relitto dell’ultima glaciazione, con le sue forme contorte modellate da vento e fulmini può arrivare a vivere anche mille anni.  

E’ un vero e proprio gigante arboreo con la sua inconfondibile corteccia fessurata in placche (“loriche”) ed è capace di raggiungere ben 40 metri di altezza.

Punto d’incontro tra cielo e terra

L’enorme profilo del Massiccio del Pollino sale verso il cielo oltre i duemila metri. E’ la più alta quota della regione. Agli Achei delle antiche colonie joniche della Magna Grecia doveva apparire dalla costa un po’ come l’Olimpo della madrepatria, con quella sua mastodontica sagoma, punto d’incontro fra cielo e terra, dimora degli dei che popolavano quel loro affascinante mondo mitologico.

Pare, infatti, almeno secondo alcuni studiosi, che furono proprio gli Achei di Sibari a dare al Massiccio del Pollino il suo nome, da Mons Apollineum, Monte di Apollo, proprio perché elessero il gigante montuoso dimora di uno fra gli dei più amati e per loro significativi, il figlio di Zeus, appunto.

Ed è a sua volta dal Massiccio del Pollino, di cui fanno parte svariate vette sopra i duemila metri, che deriva il suo nome il PARCO NAZIONALE DEL POLLINO,il più esteso d’Italia con i suoi 192 mila ettari, scrigno di incredibili bellezze naturalistiche e grandi contrasti paesaggistici che lo rendono uno dei più interessanti e straordinari del Belpaese.

Cosa vedere in Basilicata:
Il Parco Nazionale del Pollino
I signori dell’Orsomarso
Una nutrita colonia di caprioli popola i
selvaggi dintorni dei Monti dell’Orsomarso
Cosa vedere in Basilicata:
Il Parco Nazionale del Pollino
I re della notte
I Nibbi reali, insieme con capovaccai, lanari, bianconi, poiane, gheppi e falchi pellegrini sorvolano i cieli limpidi del Parco
Cosa vedere in Basilicata:
Il Parco Nazionale del Pollino
Campione di longevità 
Il Pino Loricato, relitto dell’ultima glaciazione, con le sue forme contorte modellate da vento e fulmini può arrivare a vivere anche milleanni.  E’ un vero e proprio gigante arboreo con la sua inconfondibile corteccia fessurata in placche (“loriche”) ed è capace di raggiungere ben 40 metri di altezza.

Istituito nel 1993, abbraccia due regioni, la Basilicata appunto e la Calabria, e tre province, Potenza, Matera e Cosenza, e si estende praticamente dal versante tirrenico, più lussureggiante e selvaggio, intorno ai Monti dell’Orsomarso, a quello più brullo e dalle forme più maestose che via via si avvicina verso lo Jonio. Una perla naturalistica incastonata nel cuore del Mediterraneo.

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Echi dal passato: la cultura arberesche, una storia di tenacia e incontro

San Paolo Albanese (Shen Pali) (Pz), San Costantino Albanese (Shen Kostandini) (Pz), doppio nome, in italiano ed arbereshe. per questi due borghi della Val Sarmento, metafora di ciò che è in fondo questo luogo, terra di incontro e di scambio, in linea, d’altronde, con la natura più profonda delle genti lucane, capaci da sempre di fare dell’accoglienza uno dei cardini del loro essere.

In questa valle giunsero negli anni successivi alla morte, avvenuta nel 1468, del condottiero
Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe della resistenza albanese contro gli invasori turchi, alcuni gruppi di profughi che, in fuga dall’Impero Ottomano, trovarono rifugio e protezione nel Regno delle Due Sicilie di Carlo V. 

La Cultura arberesche in Basilicata

Il sovrano gli accordò particolari privilegi anche in considerazione della ricchezza che costoro, per la
loro origine sicuramente nobile o comunque di natura benestante, garantivano al Regno.
Oltre cinque secoli in cui le comunità da loro fondate sono sempre restate ben ancorate alle proprie radici e alla propria identità etnica, cercando in ogni modo di preservarle perpetuando antiche tradizioni e mantenendo la loro lingua e i loro costumi.

La Cultura arberesche in Basilicata

A partire da quel rito greco-ortodosso sempre difeso con tenacia nei confronti di qualsiasi tentativo
esterno di assimilazione alla tradizione cattolica e che si manifesta in suggestivi riti legati a feste religiose, funerali e matrimoni, a cui partecipa con grande coinvolgimento tutta la comunità,animati sempre da canti e danze a cui si prende parte indossando variopinti costumi tradizionali, tessuti ancora, usando fibre di ginestra, secondo antichi metodi tramandati di madre in figlia.

La Cultura arberesche in Basilicata
La Cultura arberesche in Basilicata

Una ricchezza umana e culturale che si aggiunge, dunque, a quella già sconfinata della natura e dei paesaggi del Parco.

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Nella Val Sarmento sono ancora ben salde le tradizioni arbereshe, fra avvincenti rituali e ricchi musei etnografici

La Cultura arbereshe in Basilicata
La Cultura arbereshe in Basilicata
La Cultura arbereshe in Basilicata

Nel cuore del più brullo versante sud-orientale del Parco del Pollino ci sono le terre dove si insediarono fra il XV e il XVI secolo colonie di albanesi in fuga dall’Impero Ottomano.

Qui tutto parla albanese.

Il dialetto, le tradizioni, le danze e le musiche legate soprattutto a particolari occasioni (lamenti funebri, serenate, ninne nanne, canti per i rituali delle nozze, per la Settimana santa e la Pasqua, per il lavoro, per il Carnevale). 

E poi i riti religiosi, di chiara impronta greco-ortodossa, la gastronomia con ricette quali, per esempio, la “Pettulat”(focaccia) col suo impasto cotto su una lastra di pietra liscia,arroventata sul fuoco.

E ancora i bellissimi e variopinti costumi tradizionali decorati con splendidi merletti.

In quest’angolo di regione i tessuti si lavorano ancora con antichi strumenti spole, rocche, filatoi e telai a mano.

La Cultura arbereshe in Basilicata

Un mondo diverso eppure vicino che si può assaporare per strada visitando i paesi della Valle, San Costantino Albanese (PZ) e San Paolo Albanese (PZ), che sorgono a soli sette chilometri l’uno dall’altro sulle sponde del fiume Sarmento.

Visitarli può risultare davvero molto interessante se si desidera approfondire la suggestiva cultura arbereshe che ancora oggi in questa parte della terra lucana sopravvive.

La scoperta si rivela quanto mai utile soprattutto se ci si trova da queste parti la seconda settimana di Maggio, in concomitanza con la festa della Madonna della Stella, quando a San Costantino Albanese (PZ) prende vita la festa dei “Nusazit“.

Si tratta di un coinvolgente rito in cui dei pupazzi in cartapesta a grandezza naturale (i nusazit appunto, che letteralmente vuol dire “sposini”) raffiguranti una coppia in costume albanese, due fabbri e il diavolo, vengono fatti esplodere con dei petardi durante la processione dedicata alla Madonna, resa ancor più affascinante dalla presenza di ragazze nubili, che, recando in capo composizioni di candele (scigl) chiedono alla Vergine la grazia del matrimonio e donne che intonano canti e preghiere in lingua albanese.

La Cultura arbereshe in Basilicata
La Cultura arbereshe in Basilicata

A San Paolo Albanese (PZ), invece, molto suggestiva il 16 Agosto di ogni anno, in occasione della festa di San Rocco, è la “Danza del falcetto“, commistione incredibile di antiche tradizioni e riti propiziatori legati al mondo della natura.

Durante tutto l’anno, invece, sempre a San Paolo Albanese, si può visitare il Museo della cultura arbereshe, che espone costumi tradizionali e oggetti della vita quotidiana, come quelli utilizzati per la lavorazione della ginestra, oltre a ricostruire ambienti delle case contadine, utili a comprendere ancora più a fondo le tradizioni e la storia di questi popoli albanesi trapiantati nelle terre del Pollino, di cui hanno assorbito, arricchendola con elementi loro propri, la cultura. 

Meritano una visita in San Costantino la seicentesca Chiesa Madre, di rito greco-ortodosso, e il Santuario di Santa Maria della Stella, a circa un chilometro dal centro abitato.

La Cultura arbereshe in Basilicata
La Cultura arbereshe in Basilicata
La Cultura arbereshe in Basilicata

Edificato nel XVI secolo su un insediamento eremitico basiliano del X-XI secolo, custodisce una preziosa ancona barocca posta sull’altare maggiore a far da cornice a una suggestiva Natività che ha come
sfondo i brulli paesaggi della Valle del Sarmento.

L’architettura presenta elementi bizantini come la cupola a calotta riccamente decorata da affreschi seicenteschi attribuiti a Belisario Corenzio.

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Chiaromonte e Castronuovo, fra archeologia e santi asceti

Il Borgo lucano di Chiaromonte (PZ)

Il territorio di Chiaromonte (PZ), frequentato già a
partire dall’Età del ferro, è ricco di aree archeologiche che hanno ridato alla luce importanti
reperti, alcuni dei quali sono esposti nel Museo Etnoantropologico “Ludovico Nicola Di Giura”.

Il borgo è punteggiato da pregevoli palazzi storici fra cui il Palazzo Vescovile, oltre a quelli gentilizi  Dolcetti, Lauria, Donadio e Di Giura, quest’ultimo con torre cilindrica merlata.

Diverse anche le chiese fra cui quelle di San giovanni e San Tommaso.

Nel borgo sono visibili anche i ruderi delle due Torri della Spiga e lunghi tratti delle mura di cinta del XIII secolo poste a difesa del castello cittadino.  

Castronuovo Sant’Andrea (PZ), paese natale dell’asceta Andrea, della Congregazione dei Teatini, canonizzato nel 1712 da Papa Clemente XI, interessanti sono : il Palazzo Marchesale, al cui interno è ospitata un’apprezzata “chicca” della regione, ossia il Museo della Grafica Internazionale, la seicentesca Chiesa Madre e la Cappella di Sant’Andrea, eretta dove sorgeva la Casa del Santo, e l’interessantissimo Museo itinerante dei Presepi, che si caratterizza per tutta una serie di suggestive miniature di natività accolte in varie abitazioni e cantine del centro storico.

Il tutto in uno scenario che ha conservato i suoi caratteri medievali.

Terranova di Pollino è una delle basi privilegiate dagli escursionisti

A circa trenta chilometri da San Severino Lucano (PZ), sorge Terranova di Pollino (PZ), un’altra delle basi ideali per coloro i quali vogliono andare alla scoperta delle maggiori vette del cuore del Parco e dei lussureggianti boschi che si estendono ai loro piedi. 
Dopo una breve visita al paesino, dunque, con la Chiesa di San Francesco da Paola, fondata nel XVI secolo, e la coeva chiesa Madre, ricostruita nel ‘900, oltre al Santuario della Madonna di Pietà, che sorge nei pressi del cimitero ed è affrescata all’interno con dipinti cinquecenteschi, si può partire per andare alla scoperta del ricchissimo circondario.

Fra i luoghi più belli sicuramente il Lago della Duglia, a 1375 metri di quota ai piedi della Serra del Crispo, circondato da splendidi boschi di faggio e abete bianco, e il Piano Iannace (1650 metri), intorno al quale proliferano enormi abeti alti anche oltre trenta metri, e non lontano dal quale, a circa un’ora e mezza di cammino, si trova la Grande Porta del Pollino, che è veramente un balcone naturale d’alta quota.

Terranova di Pollino (PZ) è una delle basi privilegiate dagli escursionisti
Terranova di Pollino (PZ) è una delle basi privilegiate dagli escursionisti
Terranova di Pollino (PZ) è una delle basi privilegiate dagli escursionisti
Terranova di Pollino (PZ) è una delle basi privilegiate dagli escursionisti

Altri suggestivi sentieri portano a Timpa delle Murge, con i suoi curiosi affioramenti rocciosi dovuti ai movimenti tettonici di oltre 130 milioni di anni fa, e, Timpa di Pietrasasso, un pinnacolo roccioso di oltre cinquanta metri che affiora dal terreno.

E ancora la Sorgente Catusa, una delle più belle del Parco, e, sconfinando in terra calabrese,
la Timpa San Lorenzo, nei pressi della quale si apre la voragine delle Gole del Raganello, lo spettacolare canyon lungo il quale si può provare l’ebbrezza e il divertimento del torrentismo, che si fa strada fra le rocciose montagne che caratterizzano questo versante del Parco e sul quale molto scenografico è il cosidddetto “Ponte del diavolo”, a strapiombo sul precipizio.

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A San Severino Lucano, uno dei più sentiti pellegrinaggi mariani della regione

San Severino Lucano (PZ) deriva il suo nome dalla famiglia dei feudatari Sanseverino, signori del paese nel XV secolo. Il paese, che offre una bellissima vista panoramica sulla cima Serra del Prete e sulle massicce moli del Pollino e del Dolcedorme custodisce nella cinquecentesca Chiesa Madre, dedicata a Santa Maria degli Angeli, la scultura in bronzo della Madonna del Pollino realizzata nel 2009 dall’artista Daphné Du Barry, oggetto di grande venerazione in tutta l’area.

Il Santuario a lei dedicato, edificato nel ‘700, si trova non lontano dalla Sorgente del Frido e dalle vette più alte del Parco su uno sperone roccioso a oltre 1500 metri di altitudine, in uno scenario naturalistico davvero ragguardevole.

Ogni anno, nella tarda primavera, in concomitanza con gli antichi tempi della transumanza estiva delle greggi, l’effigie viene portata qui da San Severino e vi resta fino a Luglio, quando per tre giorni a partire dal giovedi che precede la prima domenica del mese, prende vita una delle più importanti feste popolari della regione che coinvolge migliaia di fedeli fra canti e strumenti tradizionali come la zampogna e l’organetto. 

Nei pressi di San Severino meritano una visita anche il bellissimo Bosco Magnano, un vero “Santuario della natura” di oltre mille ettari costituito da aceri, carpini, e ontani, oltre a faggi e cerri di notevoli dimensioni, e solcato da diversi corsi d’acqua fra cui il torrente Peschiera, habitat ideale per la lontra.

Inoltre, i ruderi dell’Abbazia del Sagittario, fondata nel 1202, in passato uno dei principali complessi monumentali della regione caduta in rovina dopo le leggi napoleoniche.

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Il Parco del Pollino e gli antichissimi riti arborei

A Rotonda (PZ), sede dell’Ente Parco sito nel Complesso Monumentale Santa Maria della Consolazione, e, da dove partono diversi sentieri per andare alla scoperta degli angoli più belli e incontaminati del circondario, vi si svolgono “strane nozze”, ossia uno dei riti arborei più affascinanti e spettacolari fra i diversi celebrati sia nel Parco che in altri luoghi della Basilicata

Per cui, si da vita a suggestivi “matrimoni” in cui a sposarsi non sono persone, ma alberi.

Alberi che diventano punto d’incontro fra la terra e il cielo, l’uomo e il cosmo, secondo significati di origine pagana che affondano le radici nella notte dei tempi a cui se ne sono aggiunti nei secoli altri di matrice cristiana nell’ottica della risurrezione e dell’uomo che, proteso verso il cielo, rinasce alla morte.

E non a caso la Sagra dell’Abete di Rotonda  si svolge a Giugno in concomitanza con la festa dedicata a Sant’Antonio da Padova. 

A unirsi in matrimonio sono un Faggio, scelto tra i più imponenti, e un Abete bianco, scelto invece, fra quelli più belli e con la chioma più folta, che vengono prima abbattuti e poi trainati processionalmente in paese con l’aiuto dei buoi. Qui vengono innestati l’uno all’altro e innalzati con corde e forcelle di legno in un unico grande totem arboreo alto più di trenta metri. 

Il faggio (a pitu) rappresenta l’elemento maschile, mentre, l’abete bianco (a rocca) quello femminile, scelti scrupolosamente da “rocchisti” e “pitisti”, gruppi di uomini, il cui ruolo si tramanda di padre in figlio, che organizzano autentiche spedizioni nei boschi del comprensorio alla ricerca dei due “sposi”.

Il momento dell’abbattimento forse è fra i più suggestivi quando i colossi arborei vacillano sotto i colpi d’ascia, per poi cader di schianto fra gli alberi in un tonfo che fa tremare la terra.

Ma tutta la festa è un crogiuolo di suggestioni e grandi emozioni che, se se ne ha la possibilità, non
sono davvero da perdere.

Rotonda e il suo Museo Paleontologico

Rotonda (PZ) offre la possibilità difare un grande salto nel tempo, in quella preistoria durante la quale la Terra era popolata da animali di grandissime dimensioni che tanto ancora affascinano.

Nel paesotto, infatti, ha sede il Museo Naturalistico e Paleontologico del Pollino, in cui sono esposti i resti di un esemplare di “Elephas Antiquus Italicus” risalenti al Pleistocene medio superiore (400-700 mila anni fa), presumibilmente alto quattro metri e lungo sei, zanne comprese, morto all’età di circa trent’anni forse per una brutta caduta nelle acque del Mercure, al tempo un grande lago interglaciale.

Oltre a questi anche altri reperti fossili appartenenti a diverse specie animali come la mandibola, pressoché completa, di un “Hippopotamus Antiquus” rinvenuta nello stesso sito del ritrovamento dell’Elephas, vissuto in epoche ancora più remote (Pleistocene medio inferiore).

Completano il percorso espositivo altri fossili animali e vegetali, oltre a minerali e cocci collegati alla presenza dell’uomo nella zona risalenti all’Età del bronzo.

La grotta del Romito e il suo graffito preistorico

Sempre nel Parco del Pollino, nel territorio di Papasidero (CS), a pochi chilometri da Rotonda, si trova la grotta, scoperta nel 1961, nella quale è stato fatto uno dei più straordinari ritrovamenti degli ultimi decenni.
Nella Grotta del Romito si trova, infatti, un’incisione rupestre lunga circa 1,2mt raffigurante un bovide e datata all’incirca 10800 anni A.C.

Il disegno presenta sbalorditive e perfette proporzioni oltre a un’incredibile cura dei particolari come le narici, la bocca, l’occhio appena accennato, l’orecchio. 

Al di sotto della grande figura di toro ce n’è un’altra, incisa più sottilmente, rappresentante probabilmente un cucciolo di bovide.

Nella grotta sono stati inoltre fatti numerosi altri ritrovamenti, fra cui diverse doppie sepolture, di una delle quali è stato creato un calco visibile ai visitatori, mentre tutti gli scheletri originari sono oggi conservati in diversi musei archeologici. 

Trovati anche cocci di ceramica, che rivelano l’esistenza di un commercio di ossidiana proveniente dalle Isole Eolie, e schegge litiche, trovate nei vari strati temporali venuti alla luce durante i lavori di scavo, che testimoniano come il luogo fosse frequentato dall’uomo a partire da circa 17000 anni prima di Cristo.

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Latronico, paese di terme e acque sulfuree

Le virtù terapeutiche delle acque di Latronico (PZ) molto probabilmente erano note fin dalla preistoria. Ricerche archeologiche condotte, infatti, a inizio Novecento hanno portato alla luce nelle Grotte di Calda, proprio nei pressi delle sorgenti d’acqua, stipi votive che gli studiosi riconducono a riti sacri connessi  al culto delle acque salutari.

Ed è all’epoca fascista, anche se le acque delle sorgenti termominerali di Calda erano rinomate già nel Settecento, che si è cominciato a sfruttare pienamente le loro proprietà a scopo terapeutico e turistico con l’apertura di strutture capaci di offrire servizi e trattamenti specifici in questo ambito. 

Le sorgenti sgorgano a 750 mt di quota e fuoriescono a una temperatura di 22 gradi centigradi alla fonte.

Si tratta di acque mediominerali utilizzate anche per la balneofangoterapia.

Latronico e le sue sorgenti sorgono all’ombra del Monte Alpi (1900 metri) intorno al quale sono stati ritrovati molti fossili marini, fra cui un pesce vela di quasi due metri e mezzo di lunghezza. 
Il monte offre, inoltre, giacimenti di pirite, marmo, quarzo, talco e alabastro bianco, quest’ultimo rinomato per la forte resistenza e levigatezza, noto anche come Marmo di Latronico.

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Episcopia, Fardella e Teana, antichi centri marchesali

Nel centro storico di Episcopia (PZ) spicca la sagoma del Castello fondato dai Normanni  e nei secoli modificato.

Poco lontano la chiesa di San Nicola, eretta nel ‘500 anche se rimaneggiata nel tempo, che al suo interno  custodisce diverse opere  d’arte fra cui la scultura della Madonna col bambino del XV secolo, che ogni anno il 5 Agosto viene portata da un suggestivo corteo al Santuario della Madonna del Piano, fondato in mezzo ai vigneti dai Cistercensi su un precedente insediamento basiliano. Da vedere anche il Convento e la Chiesa di sant’Antonio, risalenti al 1500. 

Il Borgo lucano di Fardella (PZ)

Fardella (PZ) è un paesino circondato da ricchissimi boschi quali quello di Serra Cerrone, Mesole e Piano di Molinaro nel cui centro abitato spiccano il cinquecentesco Palazzo De Salvio e la settecentesca chiesa di Sant’Antonio da Padova col suo inconfondibile campanile colorato. 

Il Borgo lucano di Teana (PZ)

Teana (PZ), famoso per il suo suggestivo carnevale, merita una visita il Museo della Civiltà Contadina, mentre nel grazioso borgo di impianto medievale spiccano le sagome della Chiesa Madre e dell’imponente Palazzo Lecce, uno fra i più belli fra quelli storici cittadini.

 

Il Carnevale di Teana, commistione fra uomo-natura

L’ultima domenica di Carnevale va in scena a Teana (Pz) un’antica tradizione, che ripercorre in chiave burlesca la Giudaica.

Una colorata sfilata per le vie del paese, detta “Carnuluvar”, metafora dell’ancestrale legame tra uomo e natura, popolata di strani e buffi personaggi. 

Fra questi l’Orso, che rappresenta la natura appunto, le Guardie, dalle quali l’Orso fugge
per spaventare i passanti, U pezzente, che raccoglie offerte.

Il vero protagonista del corteo è, però, Carnevale, un uomo imbottito di paglia che ozia e beve, arrestato proprio per la sua cattiva condotta. 

A seguirlo disperata, dopo l’arresto, Quaremma,la moglie innamorata, che nulla può per salvarlo dalla condanna a morte decretata dal popolo.

Carnevale viene fucilato e il suo corpo, ormai esanime, portato infine via nei campi dall’Orso.

La Valle del Serrapotamo, una terra ricca di “diamanti”

Lo chiamano il “Diamante grigio” per il suo essere uno dei frutti più rari e pregiati della terra, capace di conferire  a qualsiasi piatto un profumo e un carattere inimitabili, fiore all’occhiello della gastronomia del Belpaese.

Lo si chiama anche “Cibo degli dei“, utilizzato secondo la leggenda da Giove per i suoi poteri afrodisiaci,
mentre Gioacchino Rossini, suo grande estimatore, lo definì addirittura “il Mozart dei funghi“. 

Il Tartufo bianco, nome scientifico “Tuber Magnatum Pico“, se li merita proprio tutti questi appellativi e per la Valle del Serrapotamo, dove prolifera tra i boschi di Teana (PZ), Calvera (PZ) e Carbone (PZ), è una vera ricchezza.

E proprio a lui è dedicata a fine anno la Mostra Mercato del tartufo Bianco del Serrapotamo fra acquisti, degustazioni, spettacoli ed eventi collaterali.

Eventi fra echi di natura e musica

Musica e ambienti da queste parti vanno di pari passo con diversi e interessanti appuntamenti musicali. Fra questi : Pollino Fusion Festival, a Castelluccio Inferiore (PZ) in luglio, Pollino Music Festival, in Agosto a San Severino Lucano (PZ), Terme Live Latronico e Agglutination Metal Festival entrambi in Agosto a Latronico PZ) e Radici Etnocontest, a Viggianello (PZ) in Agosto, dedicato alla musica etnica.

Arte, natura e avventura insieme

Si chiama ArtePollino che, coniugando arte  e natura, ha l’obiettivo di valorizzare in maniera innovativa alcuni luoghi incontaminati del Parco con opere permanenti installate ovviamente in modo da non arrecare disturbo rispetto al contesto in cui sono inserite. 

Un suggestivo percorso artistico dunque, fra creazioni di arte contemporanea appositamente realizzate  da artisti di fama internazionale. 

E per i più temerari il Parco Avventura di San Severino Lucano riserva emozioni forti a
contatto con una natura unica e incontaminata.

E a San Costantino Albanese, lo Skyflier Volo dell’Aquila, il volo a quattro per un’esperienza inedita ed eccitante.

Artigianato e antiche tradizioni

Il Parco è un crogiuolo di usanze e costumi arricchiti soprattutto nel suo versante est, dallo scambio avvenuto fra la cultura locale e le tradizioni arbereshe.

Ne portano il segno le attività artigianali legate per esempio alla filatura dei tessuti secondo antichi metodi albanesi, oltre alla radicata tradizione di costruire a Terranova di Pollino (PZ) San Paolo Albanese (PZ) zampogne, ciaramelle, tamburrelli, cupa-cupa, surduline, una variante arbereshe della zampogna, più piccola rispetto a quella classica italiana.

Viggianello (PZ) è, invece, patria dei manufatti in vimini.

A tutto sport nel Pollino

Gli amanti degli sport da praticare all’aria aperta troveranno tra gli splendidi e maestosi scenari naturalistici del Parco del Pollino grandi opportunità per cimentarsi in attività adrenaliniche, ma anche, per chi le preferisce, rilassanti, a stretto contatto con la natura incontaminata. 

Trekking, innanzitutto, che qui offre davvero sconfinate possibilità secondo livelli di difficoltà diversi.

Si va quindi dalle semplici passeggiate fra valli e boschi a quelle più impegnative che ascendono verso le vette più alte del Parco. 

E poi Arrampicata sportiva, da fare, per esempio, sulle pareti rocciose di “Pietrelisce”a Viggianello (PZ), oppure Rafting e Kayak nel fiume Lao e Canyoning all’interno delle “Gole del Raganello”. 

E ancora seguire itinerari per Mountain bike fra valli, colline e alture con grandi pendenze, Parapendio, Passeggiate a cavallo e, d’inverno, Sci di fondo ed Escursionismo o Ciaspolate sulla neve fresca.

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Prodotti e piatti tipici

Il Parco è una vera apoteosi fra prodotti genuini e antiche ricette. Qualche esempio?

il Paddaccio del Pollino, un formaggio fatto con latte di capra dalla caratteristica forma ovoidale o sferica; il Mischiglio, una farina di fave e ceci usata a Chiaromonte (PZ) per fare le paste fresche; 

la Rappaiona, a base di farro e fave; la Ciambottella, un soffritto di peperoni, cipolla, pomodori, salsiccia e uova usato per farcire il pane casereccio incavato.

E poi, ovviamente, questa è la terra delle carni genuine, dei salumi, dei formaggi, delle marmellate e dei mille liquori ai frutti di bosco.

 

Unicità del Pollino

La Melanzana rossa di Rotonda DOP ha una forma simile a quella di un pomodoro e proviene dall’Africa tropicale.

E’ più piccante rispetto alla melanzana comune e ha un sapore che ricorda quello dei fichi d’india con un retrogusto leggermente amarognolo.

Viene conservata prevalentemente in vasetti d’olio e aceto e a lei è dedicata una gustosa sagra in Agosto.

Sempre a Rotonda si coltiva il Fagiolo Poverello IGP, dal colore bianco, che si può trovare sia fresco che secco.

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