Pisticci, il borgo bianco lucano, col suo spettacolare paesaggio dalla collina alla costa jonica
Pisticci, il borgo bianco della Basilicata, si trova in una posizione geografica strategica, che consente di visitare tutti gli altri centri situati tra la collina e la costa jonica, attraverso itinerari molto suggestivi. Il territorio comunale, che conta circa 18.000 abitanti, si estende per 23.000 ettari ed è compreso tra le Vallate dei fiumi Basento e Cavone. La parte occidentale di esso presenta un terreno prevalentemente argilloso sul quale si alza la collina di Serra Cipolla e quella prospiciente di San Francesco, sulle quali insiste il centro storico dominante le valli di entrambi i fiumi.
L’area tutta intorno a Pisticci è fortemente caratterizzata da profonde scanalature nell’argilla che prendono il nome di “Calanchi”, che conferiscono al paesaggio un caratteristico e suggestivo aspetto. Inoltre, in essa molto ricca è la presenza di frazioni, più o meno densamente popolate. A ridosso del centro storico, nella parte nord-occidentale, si trova Pisticci Scalo e, a pochi chilometri, nella Valle del Basento, è situata la Torre Accio; verso la costa, sulla strada provinciale Destra Basento, si può ammirare il sito archeologico dell’Incoronata di San Teodoro; sulla S.P. Pisticci-Mare, a circa due chilometri dalla Statale 106 Jonica, si trova il Castello di San Basilio; e, poi, la Marina, con otto chilometri di spiaggia sabbiosa delimitati da una splendida pineta.
Pisticci, il borgo bianco: origini e storia
Incerte sono le origini del primo nucleo abitativo di Pisticci. Testimonianze archeologiche affermano l’esistenza di insediamenti pre-ellenici fin dal X-IX secolo A.C. Tali popoli, presumibilmente Enotri, vennero a contatto con i colonizzatori greci che progressivamente si insediavano sulla costa, soprattutto attorno all’agglomerato di Metaponto.
Non vi sono tracce rilevanti del periodo romano, ma certo, come gran parte del Mezzogiorno d’Italia, dovette subire poco prima del 200 A.C. le razzie dei Cartaginesi che si erano stabiliti in Puglia, ai comandi di Annibale.
Ben più rilevanti, invece, sono le testimonianze di epoca medievale. Il feudo di Pisticci, infatti, fu costituito dai Normanni intorno all’anno 1000. Il regime feudale fu soppresso nel 1808 da Gioacchino Murat, che, in seguito, con la formazione dello Stato Unitario, assunse la forma giuridica di Municipio. Primo Sindaco fu Nicola Rogges.
Pisticci conobbe l’efferatezza del Brigantaggio dei primi anni del “800. A cavallo tra XIX e XX secolo subì la prima forte ondata di emigrazione prevalentemente verso i Paesi dell’America del Sud. Durante il periodo fascista nel suo territorio venne realizzato un campo di confino per antifascisti, che vennero utilizzati per disboscare l’intera area circostante coperta dal Bosco Salice, dando origine al Villaggio Marconi, in onore dell’illustre scienziato.
Oggi la frazione di Marconia è il centro più popoloso del territorio.Con gli anni ’60 l’economia pisticcese si trasforma da prevalentemente agricola in industriale. Nei primi anni ’80 le grandi potenzialità turistiche della zona favoriscono la nascita di numerosi alberghi e villaggi turistici sulla costa.
Pisticci, il borgo bianco: le origini del nome
Pisticci deve il suo nome alla fedeltà della rocca posta sulla sommità della collina su cui esso sorge, nella Guerra del 291 A.C. tra Tarentini e Romani. Di tutte le rocche metapontine quella pisticcese fu l’unica a rimanere fedele ai Tarentini.
L’etimo del nome comunemente accettato è, appunto, quello di “luogo fedele” dal greco Pistis (fede) e Oikos (luogo). L’etimologia greca del nome è avvalorata anche dalle lettere presenti nel gruppo araldico dello stemma della città, cioè la “M” e la “P“, che starebbero, appunto, a ricordare che Pisticium gravitava nell’area di influenza della colonia greca di Metaponto.
Pisticci, il borgo bianco: il Centro storico
Oggi, una moderna e comoda galleria che perfora in salita la collina conduce dalla Valle del Basento al centro storico. Salendo lungo la vecchia stradina che porta al paese, si è colpiti dall’incredibile paesaggio dei Calanchi. Il centro direzionale del paese si è organizzato intorno al vecchio convento francescano di Santa Maria delle Grazie, nell’attuale Piazza Umberto I dove è ubicata la chiesa parrocchiale di Sant’Antonio.
Sulla parte Est della piazza si trova Palazzo Minnaya – Giannatonio risalente al XV secolo. Il salotto del paese è, invece, Corso Margherita con la piazzetta dove si trova il piccolo tempio dedicato a Sant’Antonio Abate.
L’ultima parte di Corso Margherita è caratterizzata da un suggestivo affaccio sul caratteristico Rione Dirupo e termina con Piazza Plebiscito. La piazza è dominata dalla chiesa dedicata a San Rocco, Patrono del paese, con, di fronte, la Torre dell’orologio risalente alla seconda metà del XVIII secolo. Salendo verso l’antico rione si incontra Palazzo Rogges (XVIII secolo) e, poco più sopra, i resti di una torre di impianto circolare, la Torre Bruni che taluni fanno risalire fino al III secolo A.C. La via di accesso al rione fiancheggia la Chiesa Madre realizzata a metà del XVI secolo intorno alla torre campaniaria del 1200.
Pisticci, il borgo bianco: i rioni
Una passeggiata fra i caratteristici rioni del Centro storico, percorrendo irte stradine fra arcate, vicoletti e scalinate, alla ricerca di storia e tradizioni, contemplando la splendida vallata dai suggestivi belvedere, Vi farà vivere un magico percorso sulle tracce dei profumi di un tempo.
Fra i tanti rioni che compongono il borgo quali il Croci, il Loreto, Matina Nuova, Matina Soprana, Matina Sottana, Municipio, Picchione, Montebello, Osannale, Piro, Tredici, si segnalano particolarmente, per alcune loro peculiarità architettoniche ed artistiche, il Dirupo e il Terravecchia.
-Il Rione Dirupo è il quartiere più particolare ed interessante del centro urbano e deve il suo nome alla rovinosa frana del 1688. Sulle rovine di quella frana, qualche decennio dopo, cominciarono a sorgere casette bianche, allineate, dal tetto spiovente coperto di canne e tegole, denominate “Casedde“, che offrono al visitatore una visione d’insieme di indubbia suggestione. Basta affacciarsi di sera dal Belvedere di Corso Margherita per intuire nell’emozione di quello scenario le ragioni per cui il rione è stato insignito del titolo di “Una delle cento meraviglie d’Italia“. Attualmente, accanto alle antiche casette bianche si ammirano anche case più alte con volta (a lammia) o senza, costruite con i moderni sistemi di costruzione.
-Il Rione Terravecchia rappresenta la parte più antica dell’abitato e domina dall’alto la depressione creatasi nel 1688 e sulla quale fu edificato il Rione Dirupo. Ha subito per anni il fenomeno dello spopolamento anche se, di recente, la tendenza sembra essersi invertita. E’ cominciato, infatti, il recupero di molte abitazioni, sia ad opera dei privati, sia con un intervento pubblico realizzato dal Comune di Pisticci e dall’Azienda Territoriale di Edilizia Residenziale. Oltre alla Chiesa Madre e alla Cappella dell’Annunziata, il rione ospita antichi palazzi ed i resti del Castello Normanno.
Dalla sommità del rione si gode, da un lato, il panorama della Valle del Cavone, e, dall’altro, quello della Valle del Basento. Alle spalle della Chiesa Madre si trovano i resti della Torre Bruni, di forma circolare, risalente ad un epoca antichissima.
I resti delle antiche mura sono ancora oggi visibili con la suggestiva Porta della Piazzolla situata nella zona Nord del paese e nelle vicinanze del signorile Palazzo De Franchi e del Castello.
Pisticci, il borgo bianco: le chiese
La Chiesa Madre
La chiesa, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, è la più antica del paese e domina il Rione Terravecchia. Il tempio è stato realizzato intorno alla metà del XVI sec. dai maestri di origine lombarda Pietro e Antonio Laviola, in prossimità di un campanile che risale al 1212 (unico elemento superstite di una chiesa fatta edificare dal Principe San Severino, feudatario di Pisticci). Di stile rinascimentale, si compone di tre navate, di cui quella di sinistra, realizzata sull’area di sedime della vecchia chiesa. L’antica torre campanaria presenta due file di bifore e tutto il complesso è dominato da una cupola emisferica. Ha pianta a croce latina e la navata centrale abbastanza ampia, mentre, le navate laterali, più strette, ospitano numerose cappelle.
Al suo interno, oltre agli altari barocchi, è possibile ammirare diversi dipinti di ispirazione caravaggesca. Notevole anche un crocifisso in argento risalente alla fine del XVII secolo. La chiesa ha resistito ad una serie di calamità, a partire dalla terribile frana del 1688 fino all’ultima del 1973, ed ha subito nel corso degli anni diversi interventi di restauro.
La Chiesetta dell’Immacolata Concezione
Nel Rione Dirupo è ubicata la chiesetta dell’Immacolata Concezione, edificata probabilmente intorno al XVI secolo. Ha la pianta a croce latina e un soffitto ligneo, dalla struttura a carena di nave, dipinto a tempera. Le decorazioni floreali e le figure dei Santi inducono a ritenere che lo stesso sia stato dipinto da artisti della scuola del pittore napoletano Andrea Vaccaro (1598-1670). L’altare è in stile barocco.
La Chiesetta della Madonna di Loreto
La chiesetta della Madonna di Loreto da il nome al rione nel quale sorge, che esisteva già nel 1500. Nel corso dell’800 al vano originario con volta a crociera è stato aggiunto un altro vano con volta alla siciliana. All’interno vi si conserva un dipinto raffigurante la Madonna con il bambino. L’opera risale al XVII secolo.
La statua, invece, risale ai primi anni del XX sec. ed è stata realizzata nella bottega del Sacquegna “fornitore pontificio”.
La Chiesa parrocchiale di Cristo Re
L’unico tempio moderno del centro storico è la chiesa di Cristo Re, costruita negli anni ’70. E’ costituita da un’ampia navata con sullo sfondo un mosaico artistico in cui campeggia il Cristo Trionfatore. Una statua del Cristo si erge sul tetto della chiesa che ha, sul lato posteriore sinistro, una torre campanaria con orologio.
La Cappella di Santa Croce
La Cappella di Santa Croce, costruita intorno al 1900, è ubicata all’uscita del paese, all’imbocco del viale che porta al cimitero. Al suo interno si trova la bella croce in ferro battuto, opera dell’artigiano Pietro Rella.
La Chiesetta della Madonna di Picchione
La chiesetta Madonna di Picchione prende il nome dal rione nel quale si trova ed è consacrata alla Visitazione di Maria. I Pisticcesi la chiamano anche la Madonna delle “culumme” perché nel periodo in cui ricorre la festa (2 luglio) arrivano a maturazione i fioroni, che, nella lingua locale, sono chiamati “culumme”
La Cappella dell’Annunziata
Non distante dalla Chiesa Madre, e, nelle vicinanze del Castello, è ubicata la Cappella dell’Annunziata costruita nel 1444. La tecnica costruttiva così come la forma e le dimensioni è quella tipica delle “casedde” della zona. Un piccolo campanile in mattoni, risalente al 1559, sovrasta la facciata destra. All’interno vi si trova un quadro dell’Annunziata realizzato agli inizi dell’800 dall’ultimo cappellano della chiesa Domenicangelo Viggiani.
La Chiesetta di Sant’Antonio Abate
La chiesetta di Sant’Antonio Abate è situata sullo slargo di Corso Margherita, dove si svolge il mercato quotidiano della frutta. E’ stata realizzata all’inizio del 1800 per sostituire l’antica cappella risalente al XVII secolo. Per anni in abbandono, è stata, di recente, restaurata.
La Chiesa di San Rocco
La Chiesa di San Rocco, dedicata al Santo Patrono, è stata realizzata nei primi anni ’30 del secolo scorso, su progetto dell’architetto pisticcese Ernesto La Padula. Il nuovo tempio è sorto sull’area di un’altra chiesa preesistente, detta del Purgatorio o Pio Monte dei Morti, aperta al culto nel 1746.
Il tempio è a tre navate. Le arcate della facciata, tutte assorbite dalla navata centrale, sono imponenti e danno all’edificio un aspetto monumentale. Di piccole dimensioni, invece, sono le arcate laterali. Il ciclo pittorico raffigurante la vita di San Rocco risale al 1940, opera del pittore Arturo Cassone.
La Chiesa di Sant’Antonio
La Chiesa di Sant’Antonio (o del Convento) è ubicata nella piazza centrale del paese. Sino al 1860 era parte di un convento di Padri Francescani dedicato a Santa Maria delle Grazie. Attualmente i locali dell’ex-convento ospitano la sezione distaccata del Tribunale di Matera.
Con molta probabilità il primo nucleo della chiesa risale al 1460. Sulla cupoletta laterale è visibile una meridiana che, realizzata nel 1715, scandiva il tempo della vita dei frati. La chiesa si compone di tre navate e sulla porta di accesso della navata di sinistra vi è lo stemma dei Cardenas, mentre, sul portone centrale quello dei Francescani. Il campanile fu costruito nel 1570, la facciata, invece, è stata recentemente restaurata. Nell’interno vi sono diversi altari, tra cui quello di Sant’Antonio, in marmo di Carrara, e, quelli in stile barocco di San Rocco e San Giuseppe. Numerosi gli affreschi che raffigurano i Santi. All’interno si trova un pregevole quadro rappresentante la Madonna Immacolata con i Santi Francesco e Gaetano, dipinto da Andrea Vaccaro, e, altri dignitosi dipinti del XVII secolo.
Pisticci, il borgo bianco: l‘Abbazia di Santa Maria del Casale
La splendida Abbazia di Santa Maria La Sanità del Casale sorge sul Colle del Corno, nell’antica Contrada Casale di Pisticci, e da essa si ammira tutto il borgo di Pisticci.
Fu realizzata dai Benedettini a partire dal 1065, ai quali, nel 1087, il Conte Rodolfo Maccabeo donò la zona che era già stata sede di un insediamento basiliano (a sua volta realizzato su una necropoli greca del VII sec. A.C.), per edificare la nuova chiesa. Nel 1290, dopo una serie di saccheggi operati da alcune bande di corsari, i Monaci poterono avviare una serie di interventi di bonifica dei terreni circostanti. Alla morte del Conte Rodolfo, la moglie Emma dono all’Abbazia anche il vasto e florido territorio di Appio e San Basilio. Adiacente alla chiesa, la splendida Certosa oggi ristrutturata.
Pisticci, il borgo bianco: le architetture civili
Il Castello Normanno
Sull’estremo lembo occidentale, nella parte più alta del Rione Terravecchia, vi sono i resti dell’antico Castello Normanno. Attualmente non rimangono che la torre quadrata e i loclai dell’ex-scuderia, dopo che, nei primi anni Trenta del secolo scorso, il lato destro e la parte centrale vennero demoliti per far posto al serbatoio dell’acquedotto.
Donato da Roberto, Conte di Montescaglioso, verso la seconda metà del XI secolo al vescovo di Tricarico Arnaldo, è stato poi dimora dei vari feudatari che si sono succeduti fino a quando passò alla famiglia Rogges. Caratteristica la successione di arcate a tutto sesto del torrione.
Il Palazzo Giannantonio
Del signorile Palazzo Giannantonio non si hanno documenti relativi alla sua costruzione. L’impianto della struttura lo colloca tra i tipi di architettura cinquecentesca, tuttavia, fonti documentarie ne attestano il completamento al 1695.
Il prospetto principale è dominato dal portale monumentale e al piano superiore vi sono vani con alte volte a botte e lunettate.
Il Palazzo De Franchi Caldoni
Il Palazzo De Franchi Caldoni è situato nel Rione Terravecchia, addossato alla porta Nord del paese e non distante dai resti del Castello Normanno e della piccola chiesa dell’Annunziata.
In stile rinascimentale con aggiunte settecentesche, il prospetto principale mostra chiaramente le due fasi di costruzione: imponente, ma al tempo stesso, semplice e decorosa, la parte cinquecentesca, più articolata e ricca di elementi decorativi e architettonici la parte settecentesca, caratterizzata da un loggiato a quattro arcate a tutto sesto. Settecentesco è l’imponente portale di ingresso, costituito da blocchi di pietra bianca, così come di pietra bianca è lo stemma nobiliare al di sopra del portale che reca la data del 1768.
Il Palazzo Rogges
Il Palazzo Rogges risale al XVIII secolo ed è appartenuto a quella che è stata una delle più potenti e rinomate famiglie di Pisticci fino a tutto l’Ottocento, i Rogges, la cui presenza ha avuto incidenza sulla vita cittadina. In precedenza, il palazzo è appartenuto alla famiglia Cascina.
La Torre Bruni
La Torre Bruni è una torre di forma cilindrica le cui origini sono antichissime, anche se è incerta la data di costruzione. Una leggenda narra che, per un breve periodo, vi trovò rifugio Bruto in seguito alla Congiura contro Giulio Cesare.
Pisticci, il borgo bianco: gli Scavi archeologici
In tutta l’area intorno a Pisticci, in un tempo molto lontano, avvenne l’incontro fra Enotri, Greci e Lucani, civiltà che in una terra fiorente hanno lasciato innumerevoli tracce.
A testimonianza di ciò, nei dintorni del paese, rinomato è il sito archeologico dell’Incoronata di San Teodoro. Il sito è ubicato sulla riva destra del fiume Basento, al confine tra i territori della Siritide e Metaponto.
L’intera area collinare è interessata da scavi archeologici che hanno portato alla luce testimonianze di un villaggio indigeno (uno dei tanti villaggi enotri disseminati sulle colline del Metapontino), risalente all’Età del Ferro (IX-VIII secolo A.C.). L’insediamento è legato in gran parte alla storia di coloni greci che occuparono l’intera area verso il 700 A.C., sovrapponendosi alle popolazioni indigene, distruggendo il precedente villaggio e creando una nuova comunità basata fondamentalmente sugli scambi commerciali e attività artigianali. Verso il 640/630 A.C. questo insediamento greco fu definitivamente distrutto probabilmente a causa delle rivalità tra Siris e le città di Sibari e Metaponto.
Pisticci, il borgo bianco: il Castello di San Basilio
Percorrendo la strada provinciale che da Pisticci porta verso il mare, si incontra il Castello di San Basilio, un’imponente struttura rurale di epoca normanna che, con i suoi oltre mille anni di storia, guarda il mare dalla collina, circondato da uliveti centenari.
Costruito dai Monaci Basiliani, fu donato dai feudatari alla comunità benedettina di Santa Maria del Casale. Durante questo periodo, il Casale di San Basilio, che, nel frattempo, fu eretto a feudo, divenne una splendida oasi ricca di meravigliose piantagioni.
Nella seconda metà del XV secolo il feudo e, quindi, il castello, passò sotto la giurisdizione dei Certosini di Padula che mantennero la proprietà fino alle leggi sui feudi ecclesiastici. Successivamente la struttura fu acquistata dal Marchese Ferrante di Ruffano. Attualmente la masseria-castello è di proprietà della famiglia Berlingieri ed è adibita a Sala Ricevmenti.
Pisticci, il borgo bianco: il magico territorio dei “Calanchi”
Nel cuore del territorio di Pisticci la natura ha creato un suggestivo paesaggio lunare, fra enormi sculture d’argilla, dune bianche e profondi canyon. Gli agenti atmosferici come acqua, sole e vento hanno reso friabile la zona e plasmato con forme insolite e curiose.
I Calanchi sono un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno che si produce per l’effetto di dilavamento delle acque su rocce argillose degradate, con scarsa copertura vegetale, e quindi, poco protette dal ruscellamento. Il fenomeno è presente in varie altre zone d’Italia, dai Calanchi dell’Appennino della Val d’Orcia, in Toscana, a quelli abruzzesi di Atri, fino ai Calanchi di Caltagirone, in Sicilia. I Calanchi lucani, al contrario dei Calanchi presenti altrove, sono in perfetta sinergia con l’ambiente. Un graduale processo di bonifica e la presenza di un clima particolarmente aggressivo ha permesso ai processi erosivi di continuare la loro azione in modo continuo e naturale.
Trattasi di una terra, quindi, impastata di sole e argilla che si sgretola sotto il peso del tempo.
Pisticci, il borgo bianco: il Folklore
“La Pacchiana” era il costume tradizionale delle donne pisticcesi. La parte inferiore del vestito era costituita dalla gonna (“a stuan“) lunga, di panno scuro a pieghe larghe che copriva un sottogonna (“a suttanin“). Una cintura con due sporgenze sulle anche legava la gonna ad un corpetto (“u sciupp“), di solito, finemente ricamato.
La camicia bianca aveva maniche gonfie che si fermavano appena sotto il gomito e dalle quali fuoriusciva la manica della maglia intima (“a lanett“). Una stola bianca scendeva per le spalle e ricopriva il petto (“a sciarpett“). La gonna era ricoperta da un grembiule
(“u s’nal“). Sulla testa un ampio panno ripiegato e bardato da una fettuccia di seta. L’uomo indossava pantaloni di stoffa di fustagno, corti, alla cavallerizza, allacciati sotto il ginocchio con un bottone con sotto una specie di ghette (“li vose“) al posto dei gambali.
La giacca era ampia, alla cacciatora, in fustagno o velluto. La camicia di tela con la pistagna senza colletto e la cravatta era in genere coperta da un gilet della stessa stoffa della giacca. Il cappello a tese dure ed un mantello a ruota.
Pisticci, il borgo bianco: gli eventi e le feste religiose
-07 gennaio: Festa di Sant’Antonio Abate, con falò e benedizione degli animali;
-Ultima domenica di aprile: Festa millenaria in onore della Madonna del Casale;
-Maggio: Festa in onore di Santa Maria delle Grazie;
-Seconda domenica di luglio: Feste rionali in onore della Madonna di Fatima e Cristo Re. Si svolgono al sabato, nel rione Matina. Festa in onore della Madonna del Carmine (Tinchi);
-26 luglio: Festa in onore a Sant’Anna a Casinello;
– Luglio: Lucania Film Festival, rassegna di cortometraggio organizzata dall’Associazione Culturale “Alle Lammie”;
-08 Agosto: Premio Dirupo d’Oro;
-15-16-17 Agosto: Feste patronali in onore di San Rocco, San Vito e della Madonna dell’Assunta. La sera del 17 si svol, parrocchiae la processione con carro trionfale;
-Settembre: Festa in onore della Madonna di Viggiano;
-6-7-8 settembre: Marconia, festa in onore della Madonna delle Grazie, parrocchia di San Giovanni Bosco;
-7 Settembre: Festa della natività Madonna del Casale;
– 8 settembre: Festa in onore della Madonna di Loreto;
-Settembre: (terza domenica) Festa di San Leonardo;
-8 dicembre: Festa dell’Immacolata Concezione.
Pisticci, il borgo bianco: la cucina tipica locale
La cucina tradizionale pisticcese, come tutta la cucina lucana, è semplice e sobria, fatta prevalentemente di piatti unici, in cui domina la pasta fresca. Oltre ai primi piatti di pasta, la cucina pisticcese contempla un discreto numero di piatti preparati con verdure selvatiche. Principe tra queste è sicuramente “a ciquere“, una specie di cicoria selvatica preparata nei modi più svariati: in brodo, con cotica di maiale, con pomodoro e fave.
Piatto molto apprezzato è quello dei “carduniedde pa meddiche“, piccoli cardi selvatici, lessati e poi gratinati al forno. Tra i prodotti selvatici che caratterizzano la cucina di Pisticci un posto di rilievo lo occupano i “Lambasciune” e gli asparagi selvatici. Tra le verdure e gli ortaggi spiccano le zucche, le fave, le melanzane, i peperoni, i fagiolini e i carciofi.
La cucina tradizionale pisticcese è poverissima di carne, le carni utilizzate sono in prevalenza frutto dell’allevamento domestico (carni bianche e maiale) o dell’attività pastorale. Molto diffuso l’uso delle frattaglie, utilizzate per preparare “l’ndruocchiele“, involtini di coratella di ovini o caprini legati con l’intestino oppure “u’suffritte“, soffritto preparato prevalentemente con interiora di maiale. Dei piatti di carne, particolare è la pecora a pasturale, piatto tipico dei pastori.
Pisticci, il borgo bianco: la Marina
La vicina zona costiera è caratterizzata da una folta pineta che separa, da una parte, le fertili pianure antistanti le alture di Pisticci, e, dall’altra, chilometri di sabbia bianchissima bagnata da un mare pulito. Su tutto il litorale la variopinta vegetazione da origine a candidi profumi che si confondono a quello pungente del mare che infonde al villeggiante una piacevole sensazione di assoluta tranquillità.
E’ in questo comparto di circa 8 KM di spiaggia che si trovano gli innumerevoli complessi balneari e villaggi turistici esclusivi che offrono comfort e divertimento indispensabile per il turista. Fra le spiagge più note, si ricorda: Lido San Basilio, Lido Macchia, Lido 48, Lido Spiaggetta e Lido Cuba Libre.
Pisticci, il borgo bianco: l’Amaro Lucano
L’Amaro Lucano nasce nel 1894 da una ricetta segreta che la famiglia Vena tramanda di generazione in generazione. Grazie alla sapiente miscelazione di più di 30 erbe ha un gusto deciso, ideale per tutte le occasioni. Si può assaporare liscio, freddo, con ghiaccio o con scorza di arancia. Ottimo come base per cocktails. L’azienda Lucano è oggi un punto di riferimento nel mercato degli spirits. Questo straordinario successo è frutto dell’impegno della famiglia Vena: la terza generazione, rappresentata da Pasquale Vena, nipote dell’omonimo fondatore, e da sua moglie Rosistella Provinzano Vena, assieme alla quarta generazione, con i figli Leonardo e Francesco, lavorano con la stessa determinazione e passione di un tempo.
Questo è il segreto di un’incredibile storia di successi.
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