Rivello: le suggestioni di un paese che affascina con la sua posizione e le sue architetture
Rivello (PZ), per chi vi giunge per la prima volta, è un paese che si presenta appollaiato sulla sommità di tre vertici, Motta, Serra e Poggio, e, offre scorci panoramici che tolgono il respiro.
Esso, da una parte, è dominante la Valle del Noce, dall’altra, invece, è rivolto verso le vette del monte Sirino. Con le sue casette, le stradine e gradinate, si mostra in tutto il suo fascino.
ARivello si possono ammirare sia palazzi nobiliari, sia edifici sacri, dei quali alcuni conservano elementi tipici dell’architettura bizantina con abside semicilindrica decorata da archetti pensili e coperta da tegole disposte a gradinata.
Il Territorio
Il paese lucano elevato a Monumento Nazionale grazie alla sua bellezza, si snoda delicatamente nel suo caratteristico sviluppo urbanistico, sul dolce profilo di colline, cui fanno da scenario le vette imponenti del Sirino, mentre, una rigogliosa vegetazione lo avvolge, nella sequanza armoniosa di valli, pendii e rocce.
All’altitudine di 479 M s.l.m., Rivello offre da Piazza Umberto Iuno splendido e suggestivo panorama sulla Valle del Noce, l’unico fiume lucano che sfocia nel Mar Tirreno. Al turista che vorrà soffermarsi nella sua visita, la sua curiosità sarà ampiamente ricompensata dai molteplici capolavori artistici che custodisce, i dettagli architettonici che lo rendono unico e l’innato senso di ospitalità che contraddistingue i suoi circa 4000 abitanti.
Rivello si raggiunge percorrendo l’A3, direzione SA, Uscita Lauria Nord e proseguendo sulla S.S. 19 e successivamente sulla S.P. 45. Viaggiando in direzione RC, l’uscita è quella di Lagonegro Nord, proseguendo sulla S.S. 585.
La Storia
Fondata da colonie di profughi in fuga dalla città campana di Velia o da quella di Blanda, sulla foce del fiume Noce, l’identità culturale e sociale di Rivello scaturisce, variegata e stimolante, dalla convivenza fruttuosa, eppur non sempre facile, di opposte civiltà, quali la longobarda e la bizantina in un primo momento, e, successivamente di culti religiosi diversi: quello greco, introdotto dai Monaci fra il IX e il X secolo, e quello latino, professato dai Francescani Osservanti.
I vari feudatari, intanto, si susseguono nel controllo politico ed economico della città fino a quando, riscattando la propria libertà nel 1589 al prezzo di cinquantacinquemila ducati, Rivello diventa Università, dunque città autonoma nella gestione amministrativa delle sue risorse, rispetto alla Chiesa e alla famiglia dei Principi Belmonte cui appartiene.
Sono poi le straordinarie abilità manuali dei Rivellesi, che lavorano artigianalmente il rame, l’oro, le pelli ed il ferro battuto anche per committenti esteri (Francia, Germania, Spagna e America) a rappresentare la maggiore fonte di ricchezza di questo paese, che si impreziosisce di splendidi monumenti ed opere artistiche.
L’Arte religiosa
I segni della convivenza fra diversi culti ed etnie sono molto evidenti negli edifici sacri presenti a Rivello e nei tesori artistici che gli stessi custodiscono.
Fra tutti un mirabile esempio è rappresentato dal Convento francescano di Sant’Antonio da Padova, con gli stupendi affreschi di Giovanni De Gregorio, detto “Il Pietrafesa”, il polittico di Giovanni Todisco, le tele raffiguranti l’Annunciazione di Filippo Vitale, la Natività della Vergine, attribuita al pittore Domenico Mondo, la Madonna del Rosario, probabilmente di Domenico Vaccaro, ma anche le opere delle maestranze locali, fra cui il dipinto della Sacra Famiglia o quello dell’Immacolata e San Francesco da Paola di Salvatore Ferrari, di Rivello.
Nel refettorio del Convento si può ammirare un altro meraviglioso affresco del Todisco, L’Ultima Cena, e dello stesso autore, nel chiostro del Convento, alcune Scene della Passione di Cristo; un ciclo di affreschi che rappresentano Scene della vita dei Santi, dipinti dal Pietrafesa, sono, invece, esposti nel porticato.
La precedente struttura bizantina della Chiesa di Santa Barbara è facilmente intuibile nel suo impianto a navata unica, dove il rito greco è stato celebrato fino al 1372. Al suo interno conserva anch’essa dipinti murali di Giovanni Todisco quali la Madonna con Bambino, l’Annunciazione e Sant’Eligio.
Fondati dai Monaci greci che giunsero a Rivello nell’anno ‘871, provenendo dalla Valle del Mercure, sono il Monastero di San Costantino ed il Monastero di San Gaudioso.
Influenze partenopee dell’arte di Luca Giordano sono, invece, molto forti nelle tele della Madonna del Rosario, attribuita a Paolo De Matteis, e in quella dell’Immacolata di Andrea Vaccaro, ammirabili nella Chiesa Madre di Rivello dedicata a San Nicola, di origine romanica, con pianta a tre navate e volta a botte lunettata.
L’Archeologia
Rivello è, archeologicamente, il sito più importante della conca del Noce. In particolare, l’insediamento sorto a partire dal VI secolo A.C. sulla collina di “Serra la Città”, si ipotizza possa corrispondere al Sirinos che compare su alcune monete, e, che trova eco nei Sirini citati da Plinio.
In Età Classica la sommità dell’altura su cui sorgeva l’abitato venne fortificata con una poderosa cinta muraria, i cui resti sono tuttora visibili; all’esterno delle mura si trovavano le necropoli e varie fornaci per ceramica.
Dal piccolo Santuario di “Colla”, sulla sponda destra del Noce, provengono moltissimi ornamenti femminili; era, invece, destinato alla produzione di vasellame e laterizi l’area di “Sovereto”, che ancora oggi porta il nome di “Pignataro”.
Una selezione dei numerosi reperti rinvenuti nel territorio è visibile nella Mostra Archeologica permanente allestita all’interno del complesso monumentale di Sant’Antonio.
Il Cinema
A Rivello sono state anche ambientate alcune scene del film “Passannante” (2011), diretto da Sergio Colabona e dedicato alla figura di Giovanni Passannante, l’anarchico nativo di Savoia di Lucania che, nel 1878, attentò alla vita di re Umberto I di Savoia, durante una sua visita a Napoli.
La pellicola, ha avuto il suo set pure a Satriano di Lucania (PZ) e Matera, narra la bizzarra vicenda della sepoltura di Giovanni Passannante, dal momento che la sua salma, anziché sepolta, viene sottoposta a studi lombrosiani ed esposta nel Museo Criminologico di Roma.
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